Voto di scambio, Antinoro respinge le accuse: mai comprato voti

“Non solo, non ho mai commesso un reato di compravendita di voti, ma neanche ho mai pensato di farlo. I miei risultati sono puliti: a quella tornata elettorale ho preso 28.200 voti”. Respinge le accuse l’europarlamentare Antonello Antinoro, condannato ieri dalla Corte d’Appello a sei anni di reclusione. In primo grado gli erano stati infitti a due anni e due mesi. Il reato è scambio elettorale politico-mafioso.  Secondo il sostituto procuratore generale Salvatore Messina l’europarlamentare del Pid avrebbe, comprato voti dalla famiglia mafiosa dell’Arenella. Sessanta preferenze al prezzo di 50 euro ciascuna. Una ipotesi che i magistrati in primo grado non ritennero veritiera. Per Antinoro, il pagamento era un compenso per servizi di attacchinaggio in campagna elettorale I giudici della quarta sezione della Corte d’appello hanno invece riportato il capo di imputazione alla formulazione originaria. La ricostruzione dell’accusa, allora come oggi, si basava su due incontri avvenuti a marzo e aprile del 2008, prima dello svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale e del Parlamento, tra Antinoro e alcune persone, all’epoca incensurate, ma sospettate di essere legate a Cosa nostra: Agostino Pizzuto, Antonino Caruso, e Vincenzo Troia. Nel corso di quegli incontri Antinoro avrebbe promesso e poi pagato una somma compresa tra i 3000 e i 5000 euro”.  “Quei soggetti – replica Antinoro – all’epoca dei fatti erano tutti incensurati. Non sono io a dirlo: il maresciallo Corsello, chiamato in aula a testimoniare, ha riferito che all’epoca dei fatti non erano conosciuti neanche alle forze dell’ordine, quindi si figuri se erano conosciuti a me. Chi fossero lo si scoprì un anno dopo, a maggio del 2009, quando furono arrestati. 

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