Anche la mafia di San Cipirello avrebbe avuto interessi nella discarica di Bellolampo

Anche la mafia di San Cipirello avrebbe avuto interessi nell’affare milionario della discarica di Bellolampo; ma l’inchiesta che nelle scorse settimane ha portato all’arresto, tra gli altri, del presunto capomafia di Porta Nuova, Alessandro D’Ambrogio avrebbe vanificato i piani dei boss. Non è ancora chiaro, però, da cosa scaturisse la certezza di cosa nostra di potersi aggiudicare la commessa pubblica da 20 milioni di euro. Da una intercettazione del 2011, gli investigatori hanno potuto appurare che tra gli interlocutori privilegiati di D’Ambrogio ci fossero Antonino Zarcone, indicato come boss di Villabate, e Nicola Milano di Palermo Centro. Nel luglio del 2011, cinque mesi prima di finire in carcere, il primo avrebbe spiegato al secondo, alla presenza di D’Ambrogio, che stava per iniziare un “grosso lavoro” a Bellolampo, e che già erano “andati a cercare loro a Bagheria. In particolare, qualcuno avrebbe chiesto al capomafia di Bagheria di gestire direttamente l’appalto dividendosi gli introiti, ma Zarcone avrebbe rimandato il tutto alla definizione del quadro societario poiché dubbioso. A tranquillizzarlo ci sarebbe stato Nicola Milano, anche se l’affare avrebbe coinvolto la famiglia di San Cipirello, i loro interessi dovevano essere garantiti. Con tutta probabilità si tratta dei lavori per la costruzione della sesta vasca dove confluiranno nel giro di quale mesi i rifiuti di Palermo. Lavori che da tempo sono sotto il controllo della magistratura che ha sequestrato l’intera discarica nel tentativo di arginare l’emergenza inquinamento. Attualmente, però, non risulterebbero imprese di San Cipirello interessate all’appalto. Da qui la deduzione che Milano e Zarcone non sarebbero riusciti a concretizzare le loro intenzioni.

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