Allarme attentato per il pm Di Matteo, rafforzata la scorta

Cosa nostra starebbe organizzando un attentato a Palermo, dove sarebbero già arrivati 15 chili di esplosivo e un telecomando. E’ quanto avrebbe detto circa un mese fa agli investigatori un confidente legato al traffico di droga e ritenuto abbastanza attendibile. L’uomo non avrebbe fatto nomi, ma il maggiore indiziato è il pm Nino Di Matteo, al quale è stata rafforzata la scorta, con l’aggiunta di tre carabinieri del Gis, il Gruppo intervento speciale. Di Matteo, con altri tre colleghi, rappresenta l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia ed è sotto procedimento disciplinare per aver confermato in un’intervista, l’esistenza delle intercettazioni telefoniche tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino. Immediate le contromisure messe in atto dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza guidato dal Prefetto Umberto Postiglione. Il dispositivo è stato portato al livello massimo.
Il confidente vicino a cosa nostra, non è considerato la bocca della verità, ma il segnale inquietante che ha lanciato intorno al 27 giugno ha messo in allarme tutti gli apparati di sicurezza. Lo stesso personaggio, secondo quanto rivela il Giornale di Sicilia, ha parlato anche di una riunione operativa, i cui dettagli avrebbe appreso da alcuni dei protagonisti, in cui il mandamento di Brancaccio, quello militarmente più attrezzato, sarebbe stato sollecitato a muoversi. Il confidente non dice espressamente che nel mirino c’è Di Matteo, ma ha fatto dei riferimenti che riconducono a lui. Nei mesi scorsi, si sono verificati alcuni fatti anomali. Nella casa del pm Roberto Tartaglia, sono entrati alcuni ignoti, che hanno portato via una pendrive contenenti alcuni documenti sulla trattativa Stato Mafia. Hanno poi preso gli oggetti di valore della moglie e li hanno messi all’ingresso dell’appartamento.

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