Alcamo. Inchiesta su voto di scambio, chieste le dimissioni del sindaco
Il Movimento politico Alcamo Bene Comune chiede le dimissioni del sindaco Sebastiano Bonventre in merito all’indagine della procura di Trapani che vede coinvolto l’ex Senatore del Pd Nino Papania, come parte lesa, e quattro soggetti intenti a comprare voti in cambio di soldi o buoni benzina. E’ quanto emerge dall’inchiesta del Fatto Quotidiano che svela i retroscena delle elezioni comunali dello scorso anno ad Alcamo, vinte per 40 voti in più da Sebastiano Bonventre, sostenuto da una coalizione di centrosinistra. Al centro dell’inchiesta c’è Papania. L’indagine è partita da una bomba carta esplosa nel febbraio 2012 all’ingresso della sua segreteria politica. Gli autori dell’intimidazione furono poi arrestati, si tratta di tre pregiudicati: Antonino Mistretta, Enzo Amato e Francesco Domingo. Ma nell’inchiesta della Procura, oltre all’episodio della bomba, emerge un quadro desolante della politica locale. A narrare (a loro insaputa) agli investigatori i metodi di raccolta delle preferenze sono quattro soggetti, Leonardo e Giuseppe De Blasi, Leonardo Vicari e Giovanni Renda, tutti indagati per tentata estorsione, intercettati proprio durante la campagna elettorale. I quattro si adoperano per raccogliere voti in favore di Bonventre, il candidato sostenuto dall’ex senatore del Pd. “Ogni voto che prende, ci sono 50 euro.” ragionano i quattro indagati mentre la loro voce rimane impressa nelle bobine dei carabinieri. Poi ancora, buoni benzina e promesse di posti di lavoro all’Aimeri ambiente, la società che si occupa della gestione rifiuti. Ma prima bisogna vincere le elezioni, e Papania scrive così in un sms inviato ad un indagato: “Campagna elettorale: se non vince Bonventre siamo morti”. Dice un altro indagato Leonardo Vicari: “Si spaventa per quel nuddu Nino Papania, Io ci vado a sparare. Lo sappiamo quello che dobbiamo fare, fuoco gli dobbiamo dare”. Il “nuddu” in questione è Niclo Solina, candidato sindaco della lista Abc, che ha sfidato al ballottaggio Bonventre. “Siamo sotto di 30 – 40 voti” avrebbe detto l’ex senatore Papania ai tre indagati, un paio di giorni prima del secondo turno. Ironia della sorte, il suo candidato vincerà poi le elezioni per appena 37 voti. “Noi il nostro dovere l’abbiamo fatto” commentano i quattro, che però rimarranno poi delusi dalla mancata realizzazione della promessa di un posto di lavoro all’Aimeri Ambiente. Per questo motivo finiranno indagati per estorsione. L’indagine della procura di Trapani è ormai formalmente chiusa. Papania è considerato parte lesa, dato che oltre all’intimidazione del febbraio 2012, avrebbe poi ricevuto le intimidazioni dei suoi “raccoglitori di voti” delusi. Il Movimento Abc che perse le elezioni per meno di 40 voti adesso torna a chiedere che venga fatta chiarezza sulla vicenda. Il candidato sconfitto Niclo Solina aveva già chiesto il riconteggio delle schede. “Il sindaco Sebastiano Bonventre – si legge in una nota – sembra non voler tenere conto di essere stato eletto attraverso un meccanismo corrotto, proprio da quel centro-sinistra che ha cercato, con il suo strapotere locale, e con un tentativo banale seppur riuscito, di riciclare la propria immagine per mezzo di un volto nuovo, ma di pura facciata”. Abc rappresentato da tre esponenti in consiglio comunale, chiede oltre alle dimissioni del sindaco, anche quelle del segretario generale Ricupati (condannato in primo grado per abuso d’ufficio) e del presidente del consiglio comunale Scibilia che, nonostante abbia recentemente chiesto scusa al giornalista insultato durante l’ultima seduta del consiglio comunale, ha dimostrato la sua incapacità a ricoprire un ruolo istituzionale super partes. Il primo cittadino, contattato telefonicamente, al momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni.