Alcamo. Attentato a Papania, sette persone rinviate a giudizio. Consiglieri indagati per voto di scambio

La Procura di Trapani ha chiesto al gip il rinvio a giudizio di sette persone di Alcamo accusate a vario titolo di estorsione contro l’ex senatore del Pd Nino Papania. Lo scorso anno una bomba carta è esplosa davanti alla segreteria politica del parlamentare in Via Roma. Si tratta di Francesco Domingo, Enzo Amato, Antonio Mistretta, Leonardo e Giuseppe De Blasi, padre e figlio, Giovanni Renda e Leonardo Vicari.
Uno degli indagati, Francesco Domingo, ha confessato di aver preparato e piazzato i due ordigni fatti esplodere la notte tra il 22 e il 23 febbraio 2012. Sentito dal sostituto procuratore Rossana Penna, ha anche ammesso di aver fatto tutto da solo nel tentativo di scagionare gli altri due complici, Antonino Mistretta ed Enzo Amato. L’imputato nella sua versione dei fatti, ha negato di aver fatto pressioni al Senatore Papania con lo scopo di ottenere un posto di lavoro ma, visto il suo stato di disoccupazione, ha voluto lanciare un forte segnale alla politica, responsabile della crisi economica. Gli inquirenti non convinti della versione di Domingo, hanno chiesto un rinvio a giudizio per i sette imputati.
Intanto, da quest’indagine formalmente chiusa, la Procura ha aperto altri tre filoni d’inchiesta: uno sul voto di scambio che sarebbe avvenuto alle ultime consultazioni amministrative di Alcamo. Dalle intercettazioni emergono dialoghi in cui si promette denaro e buoni benzina in cambio di voti. Adesso ci sarebbero sotto inchiesta alcuni consiglieri comunali. Mentre non ci sarebbe alcun fascicolo aperto nei confronti del sindaco Sebastiano Bonventre. Altri due filoni di indagine sono relativi a reati contro la pubblica amministrazione.

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