Nuovo mandamento, interrogatori in carcere tra negazioni e silenzi
C’è chi nega le accuse e chi invece si avvale della facoltà di non rispondere. Continuano gli interrogatori nel carcere Pagliarelli di Palermo agli indagati dell’operazione “Nuovo Mandamento” che lunedì scorso ha portato in cella 37 persone. I pubblici ministeri Sergio Demontis e Daniele Paci hanno ascoltato ieri, tra gli altri, Vincenzo e Chistian Madonia, padre e figlio, entrambi di Monreale. Secondo le indagini Vincenzo Madonia sarebbe stato imposto a capomafia della cittadina normanna da Antonino Sciortino, l’allevatore di Camporeale che stava tentanto la ricostruzione della cupola con l’unione di due grandi mandamenti San Giuseppe Jato e Partinico. Una nomina quella di Madonia che sarebbe costata la vita a Giuseppe Billitteri, ambulante incensurato di Monreale, nipote di Sergio Damiani, alla quale si voleva togliere il potere. Vincenzo Madonia ha respinto le accuse. Anche il figlio Christian si dichiara innocente. Ha risposto ai magistrati pure Salvatore Tocco di San Giuseppe Jato, accusato di detenzione di armi. L’indagato ha fornito spiegazioni su una conversazione ambientale, in cui si faceva riferimento al furto di una trebbiatrice, di cui non ricordava il contenuto. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Giuseppe Lucido Libranti, imprenditore di Pioppo, ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di Antonino Sciortino. Nemmeno il boss di Camporeale all’indomani dell’arresto ha voluto rispondere alle domande dei pm. In silenzio erano rimasti pure Salvatore Mulè, presunto reggente della famiglia di San Giuseppe Jato, Giuseppe Antonio Vassallo, Giuseppe Micalizzi, Francesco Lo Cascio, Giuseppe Lo Voi, Francesco Vassallo, Domenico Billeci e Giovanni Rusticano. L’unico degli indagati che martedì scorso ha fatto dichiarazioni al gip Luigi Petrucci è stato il sindaco di Montelepre Giacomo Tinervia, che nel corso dell’interrogatorio ha respinto con forza le accuse di concussione e concorso esterno in estorsione, fornendo una versione dei fatti totalmente diversa da quella che gli viene contestata. Una versione confermata anche dall’imprenditore di Misilmeri che scagiona il primo cittadino; infatti il titolare della ditta che ha realizzato i lavori di ristrutturazione dell’impianto sportivo “Don Pino Puglisi” ha affermato di “non aver mai pagato tangenti al sindaco di Montelepre”