Processo “Grande Padrino”. Carini, il defunto boss Passalacqua imponeva il pizzo in “assunzioni”

Fungeva da ufficio da collocamento, era lui a decidere assunzioni e licenziamenti nelle imprese di Carini. Il defunto boss Calogero Passalacqua dai domiciliari imponeva a diverse attività commerciali del territorio di dare un posto di lavoro a gente vicina alla cosca. Insomma Passalacqua continuava a comandare e a gestire la famiglia mafiosa di Carini, così come emerge dalle dichiarazioni di un capitano dei carabinieri che ieri ha deposto al processo scaturito dall’operazione “Grande padrino” che nel novembre del 2011 portò all’aresto di 21 persone. Rispondendo alle domande del Pm Laura Vaccaro -si legge su livesicilia.it- il militare ha ricostruito l’organigramma della famiglia mafiosa e i vari passaggi investigativi che portarono alla scoperta del giro di estorsioni. Sotto processo ci sono Giuseppe Barone, Antonino Buffa, Croce Frisella, Gianfranco Grigoli, Giacomo Lo Duca, Giuseppe Pecoraro, Salvatore e Pietro Sgroi, attualmente detenuti. Imputata anche la figlia del boss Margherita Passalacqua che si trova agli arresti domiciliari, così come Ettore Zarcone. Il capitano dei carabinieri ha parlato dell’esistenza di un vero e proprio “sistema di collocamento” : assunzioni e licenziamenti decisi dagli amministratori delle imprese per assecondare il volere dei vertici della famiglia mafiosa. Le imprese erano costrette ad assumere guardiani notturni, operai e impiegati. In questa maniera il clan pagava gli stipendi agli affiliati e controllava il territorio.

fonte: livesicilia.it

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