Abolizione Province, proclami e polemiche

Il Governo Regionale si riunirà questa sera per varare l’abolizione delle Province. La mossa a sorpresa e’ arrivata ieri dal Presidente Rosario Crocetta che ha annunciato all’arena di Massimo Giletti, in onda su Raiuno, l’accelerazione della riforma. “La Sicilia sarà la prima regione a tagliare gli enti – ha detto – dando spazio ai liberi consorzi di Comuni”. Con i fondi risparmiati, ha spiegato, il presidente della Regione, si darà vita a un fondo per attivare il reddito minino di cittadinanza. Una mossa che ha sorpreso anche l’alleato principale, l’Udc, che non e’ stato avvertito dell’accelerazione. Sia l’abolizione delle Province che l’introduzione del reddito minimo di cittadinanza sono due cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle. I proclami di Crocetta hanno provocato una serie di reazioni. Polemico Nello Musumeci che attacca il governatore sottolineando che “in tre mesi ha cambiato idea quattro volte sulle Province”. “Ormai è chiaro – ha aggiunto l’esponente de La Destra – il governatore della Sicilia è inaffidabile, parla sotto ricatto, con la pistola alla tempia, puntata dai ‘grillini’. Fa bene il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, a rivendicare al parlamento il diritto di decidere sulla sorte degli enti intermedi. Il mio gruppo – ha ricordato Musumeci – è stato il primo a presentare un ddl di riordino delle Province: maggiori compiti (decentrandoli dalla Regione), riduzione di consiglieri e assessori e tagli alle loro indennità. Se ne discuta in aula, senza comode scorciatoie per un governo pavido e in ostaggio”. Anche il Presidente della Provincia Regionale di Palermo e dell’Unione delle Province Siciliane Giovanni Avanti interviene in merito. “Crocetta – sostiene Avanti – è davvero un campione di coerenza: prima l’annuncio del mantenimento, e anzi, del potenziamento delle Province. Poi l’anticipo del voto ad aprile e quindi successivamente a maggio. Poi il rinvio del voto per procedere alla riforma e adesso l’abolizione. Molte idee ma confuse, anche perchè – prosegue Giovanni Avanti – vorrei ricordare a Crocetta che i liberi consorzi dei comuni ai quali lui fa riferimento già esistono e non sono altro che le attuali Province regionali così come definite dalla legge 9 del 1986 e alle quali i comuni siciliani hanno aderito con delibera dei rispettivi consigli comunali». «Non si può fare finta – aggiunge Avanti – di inventarsi una riforma già fatta nel 1986, con l’unico scopo di nascondere il vero obiettivo e cioè quello di nominare dei commissari non legittimati dal popolo e graditi al presidente stesso, rinviando elezioni che darebbero agli elettori la possibilità di poter scegliere democraticamente. Siamo di fronte ad una manovra puramente demagogica che ha tutto il sapore dei vecchi sistemi della peggiore politica del passato, finalizzata solo alla gestione del potere». «Ricordo ancora una volta – conclude – che come Unione delle Province avevamo presentato una proposta legislativa finalizzata a ridurre i costi attraverso un taglio sensibile del numero di assessori e consiglieri e con l’accorpamento in capo alle Province di una serie di enti e carrozzoni inutili, dagli Ato, agli Iacp fino ai Consorzi di bonifica che costano alla Regione un’enormità: solo come governance 50 milioni di euro; mentre con l’abolizione delle Province il risparmio sarebbe solo poco più di 10 milioni di euro, appena il 2% della spesa corrente delle Province. Di fronte a questa evidenza – conclude Giovanni Avanti – emerge chiara la volontà di far credere all’opinione pubblica qualcosa che non esiste. Se è questo il modello Sicilia da prendere come esempio siamo davvero messi malissimo». Le Province siciliane sono nove colossi che costano 700 milioni di euro all’anno. Presidenti, assessori e consiglieri formano un esercito di 350 unità che percepiscono ricche indennità: il presidente della Provincia di Palermo, per esempio, incassa un mensile di 8.459 euro, il vice 6.334 mentre gli assessori prendono 5.948 euro e i consiglieri poco più di 2.500 euro. Inoltre lo Stato spende per le Province siciliane 295 milioni, il trasferimento più imponente in Italia. Il personale rappresenta quasi il 50 per cento della spesa corrente per un totale di 244 milioni annui, secondo i dati Istat del 2009. Tra il 2007 e il 2010 ogni siciliano ha pagato di tasse destinate alle Province 60,93 euro. Ammonta a oltre 4 milioni la spesa sostenuta per i trecento e passa consulenti contrattualizzati nel 2011. Abolire le Province – per l’assessore agli enti locali Patrizia Valenti -farebbe risparmiare subito 13 milioni e mezzo di euro, cioè il costo delle elezioni previste per il 26 e 27 maggio. Anche nelle Province, come nei Comuni – spiega la Valenti – gli eletti che hanno un impiego in altri enti o aziende, percepiscono sia il compenso da consigliere che, sotto forma di rimborso erogato dalla Provincia, lo stipendio che avevano presso il primo datore di lavoro. È un costo introdotto dalla legge 30 del 2006 che non può ancora essere quantificato». Anche se non venissero abolite le Province, Roma impone di ridurre del 20% tutte le indennità e lo stesso numero di eletti.

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