Regione, Sanità. Braccio di ferro con i privati per la modifica delle tariffe

Resta tesissima la tensione tra gli operatori privati della sanità siciliana e il governo regionale. La protesta nasce da una disposizione firmata dall’assessore Lucia Borsellino che recependo un decreto ministeriale di alcuni anni fa, modifica retroattivamente le tariffe per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriali.
L’assessorato quindi chiederà di rimborsare le somme chieste indebitamente dal 2007 in poi. Il provvedimento che impone tariffe massime, infatti è di alcuni anni fa. Era stato prima recepito dal governo Cuffaro, con l’assessore Lagalla, poi bloccato da un ricorso al Tar e quindi non era mai entrato in vigore. Gli operatori della sanità privata infatti erano riusciti ad ottenere una sospensiva e le tariffe non subirono modifiche. Nel frattempo il  Tar si esprime, dando torto ai ricorrenti. Lo farà anche il Cga.  I titolari dei laboratori non riusciranno a proporre ricorso in Cassazione entro i termini stabiliti. Così, la sentenza va in giudicato. E l’assessorato, adesso, non ha potuto che prenderne atto: le tariffe sulle quali basare i rimborsi delle prestazioni sono quelle determinate dal decreto di Lagalla.  Le somme in più percepite attraverso la vecchia tariffazione vanno restituite. Ancora è difficile quantificare la somma complessiva. Ma trattandosi di decine e decine di centri e riferendosi a un arco temporale di oltre cinque anni, si parla già di milioni di euro. L’assessorato regionale, infatti, ha già ordinato alle aziende sanitarie provinciali di procedere al recupero nei confronti delle strutture specialistiche delle eventuali maggiori somme erogate. Quindi a seguito del provvedimento le strutture potrebbero essere costrette a restituire oltre il 50% delle prestazioni fornite dal 2007 ad oggi. Somme che mettono in ginocchio il settore che per questo motivo protesta: “è una notizia che non fa altro che peggiorare le nostre condizioni già precarie, mettendo a rischio la sopravvivenza di molti studi Odontoiatrici che sono convenzionati da circa un trentennio e che volenti o nolenti sono ormai legati al sistema di assistenza pubblica” dichiara Franco Davì, dentista di Borgetto. “Per l’opinione pubblica, siamo approffittatori e speculatori ma ecco quanto percepiamo per le nostre prestazione: 16 euro per l’estrazione dentaria (prezzo comprensivo di anestesia, costi di gestione, assistenti e tasse), 71 euro per la cura canalare e la ricostruzione di un molare. 9 euro per ablazione tartaro. Mentre in Italia – continua Davì- accade di tutto, mentre si scopre che le ruberie sono la regola di gran parte del mondo politico, quello stesso mondo continua a confinarci nel limbo dei precari, che ci contrattualizza di anno in anno senza alcuna garanzia di rinnovo di contratto. Dulcis in fundo, l’opinione pubblica che si indigna tanto nei nostri confronti, non sa che qui in Sicilia, il ticket per la ricetta è di 10 euro e nel caso della visita accade che vadano interamente nelle casse della Regione.”

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