Omicidio piccolo Di Matteo. Avvocati di Graviano rinunciano alla difesa per protesta
I legali del boss Giuseppe Graviano, Giuseppina Potenzano e Giuseppe Giacobbe, hanno rinunciato al mandato difensivo per protestare contro la decisione della corte d’assise d’appello di Palermo di respingere la richiesta di acquisizione di un verbale di interrogatorio del pentito Giovanni Brusca che, secondo gli avvocati, potrebbe scagionare il capomafia di Brancaccio dal rapimento e dall’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Per il delitto Graviano in primo grado ha avuto l’ergastolo. Brusca, il 6 giugno scorso, durante l’incidente probatorio celebrato nel procedimento per la strage di via D’Amelio raccontò di difficoltà di contattare Graviano, a luglio del 1993, – all’epoca il boss era latitante: circostanza che, secondo i legali, smentirebbe che, come raccontato da alcuni pentiti, il boss fosse in Sicilia per pianificare il sequestro del bambino, rapito per indurre il padre, collaboratore di giustizia, a ritrattare, e poi strangolato e sciolto nell’acido. La corte non ha ammesso l’acquisizione del verbale e i legali hanno rimesso il mandato. I giudici hanno nominato un legale d’ufficio, l’avvocato Francesco La Loggia, che ha chiesto un termine a difesa. L’udienza e’ stata rinviata al 18 marzo. Per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sono cinque i boss mafiosi condannati al carcere a vita, il super latitante Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Francesco Giuliano, Salvatore Benigno e Luigi Giacalone. Per il pentito Gaspare Spatuzza la condanna è stata di 12 anni, perché gli è stata riconosciuta l’attenuante generica della collaborazione.