Assunzioni 118: Corte dei Conti condanna 17 deputati regionali in carica dal 2005 al 2006
17 deputati regionali in carica tra il 2005 e il 2006, compresi l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, componenti di Giunta o della Commissione Sanità dell’Ars, dovranno risarcire l’erario per 11 milioni 882 mila 862 euro. La Corte dei Conti, infatti, ha ribaltato il verdetto di primo grado, condannandoli. Ne dà notizia la Gazzetta del Sud. Nel mirino della magistratura contabile, lo “scandalo Sise”, ovvero l’assunzione, in piena campagna elettorale, tra il 2005 e il 2006, di 1200 persone, in maggior parte barellieri e autisti (ma anche amministrativi) arruolati nel servizio di soccorso del 118 sul territorio siciliano. Tredici deputati condannati dovranno pagare alla Regione Siciliana 729 mila 877,88 euro ciascuno. Si tratta dell’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, attualmente detenuto a Rebibbia dove sta scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreto istruttorio; Francesco Cascio, già presidente Ars e attuale deputato a Sala d’Ercole; Antonio D’Aquino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio, Francesco Scoma, all’epoca assessori regionali; Giuseppe Arcidiacono, Giuseppe Basile, Giancarlo Confalone, Salvatore David Costa, Nino Dina, Santi Formica e Angelo Moschetto, tutti nella qualità di componenti della Commissione Ars.Michele Cimino, Fabio Granata, Carmelo Lo Monte e Innocenzo Lentini, nella qualità di assessori, sono stati condannati invece a risarcire 598 mila 612,38 euro ciascuno. La sentenza è definitiva, in quanto nell’ambito della magistratura contabile non esiste il terzo grado di giudizio. I fatti risalgono all’autunno 2005. Il 20 settembre di 8 anni fa, la Giunta Cuffaro approvò il potenziamento del “118”. Due settimane dopo l’assessore alla Sanità dell’epoca, Giovanni Pistorio, che al momento della votazione non era presente in Giunta, firmò un atto che permise l’immissione in servizio di 64 nuove ambulanze in più rispetto a quelle previste dalla convenzione con la Croce Rossa, incrementando da 10 a 12 il numero dei soccorritori per ogni mezzo. All’epoca dei fatti, il servizio di emergenza era gestito dalla Sise, società interamente partecipata dalla Croce Rossa Italiana, attraverso una convenzione con la Regione. Secondo la Corte dei Conti, non ci sarebbe stata in quella fase “nessuna esigenza funzionale” di potenziamento che giustificasse l’acquisto di nuove ambulanze e l’assunzione di ulteriore personale. Inoltre, è stato accertato che sarebbe stato quasi raddoppiato il numero delle ambulanze e il conseguente aumento di personale avrebbe reso possibile l’assunzione di precari della Sise e corsisti Ciapi, l’ente di formazione di recente finito nella bufera e per il quale il presidente Crocetta ha deciso lo scioglimento.