Operazione Nikla, 5 partinicesi coinvolti

Ci sono anche 5 partinicesi, tra le persone coinvolte nella maxi operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Monreale e dei comandi provinciali di Palermo e Ragusa che ha portato all’arresto di 22 presunti spacciatori di droga. Si tratta di Benedetto Mattina, 35 anni, Antonino e Nancy Pezzino, rispettivamente di 32 e 26 anni, Fedele e Rossella Russo, entrambi trentenni. L’operazione, denominata ‘Nikla’, nasce da un’indagine che nel 2008 aveva portato già ad 11 arresti e che dalle prime luci dell’alba di oggi ha visto impegnati 150 carabinieri, unità cinofile e un elicottero del IX elinucleo di Palermo Boccadifalco. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia. Con l’obiettivo di troncare i canali di rifornimento di stupefacenti verso il centro normanno, il Nucleo Operativo di Monreale ha investigato partendo dall’identificazione dei piccoli spacciatori della giurisdizione e, seguendone i movimenti, giungendo man mano ai loro principali fornitori; è stato così possibile sviluppare non solo i rapporti insistenti tra monrealesi e palermitani, ma soprattutto tra questi ultimi e gli spacciatori della provincia. L’attività d’indagine, cha ha portato ad indagare 41 persone, tra cui i 22 destinatari di misure coercitive, origina quindi da 3 distinte attività incentrate su 3 differenti gruppi di spacciatori, facenti rispettivamente capo alle zone di Uditore, via Perpignano e Zisa. Per quanto riguarda i partinicesi coinvolti, fanno tutti parte di una famiglia, composta da Benedetto Pezzino, oltre che dai figli di primo letto della moglie, Antonino e Nancy Pezzino, dal marito di quest’ultima, Fedele Russo, in atto detenuto, tutti residenti in appartamenti dello stesso stabile, nelle case popolari di Partinico e di Rossella Russo, sorella di Fedele, domicliata a Palermo. Tutti disoccupati, vivevano infatti esclusivamente del provento delle loro attività di spaccio e tutti, a vario titolo, erano coinvolti quando c’era da acquistare la roba o quando si doveva procedere allo smercio dello stupefacente, che avveniva letteralmente in house. I loro appartamenti, infatti, si trasformavano in punti vendita di quanto acquistato dai palermitani Andrea Di Maggio, Carmelo Sferruggia e Fabio Comito, identificati quali loro fornitori. Le loro abitazioni, per la particolare ubicazione, offrivano infatti ogni garanzia di sicurezza: dalle case popolari riuscivano infatti ad osservare i movimenti in uscita delle pattuglie di Partinico, allertandosi di conseguenza. Tra i rischi del mestiere, in un’occasione, la moglie di Mattina, aveva ingoiato una dose di cocaina per nasconderla ai Carabinieri che l’avevano fermata. Nei giorni successivi, lo stupefacente assunto le avrebbe provocato delle convulsioni, così come la figlia Nancy Pezzino, raccontava telefonicamente a Sferruggia nel richiedere una nuova fornitura di droga per rimpiazzare quella andata persa con l’incidente della madre. Dall’individuazione di questa famiglia, gli investigatori sono risaliti agli altri due pusher di rango: Fabio Comito e Carmelo Sferruggia. Se infatti con il Di Maggio trattavano esclusivamente hashish, con questi ultimi si allargavano anche alla cocaina, offrendo in casa un ventaglio di prodotti più ampio agli acquirenti.

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