Il Comune di Carini si costituirà parte civile nel processo “Grande Padrino”
Il Comune di Carini ha deciso di costituirsi parte civile nel processo di mafia Grande Padrino, che il 15 novembre del 2011 portò all’arresto di 21 persone accusate a vario titolo di reati connessi agli affari di Cosa Nostra, quali droga e racket. Il sindaco Giuseppe Agrusa ha già dato mandato all’avvocato Gianni Giacomo Palazzolo di assumere, a titolo gratuito, la rappresentanza dell’ente locale nel procedimento giudiziario che vedrà, adesso, alla sbarra 9 imputati : Margherita Passalacqua, Salvatore Sgroi, Gianfranco Grigoli, Croce Frisella, Giacomo Lo Duca, Pietro Sgroi, Antonino Buffa, Croce Maiorana e Giuseppe Pecoraro. L’apertura del dibattimento scaturisce da una vasta operazione condotta dai carabinieri della compagnia di Carini che vedeva coinvolto l’anziano boss locale, deceduto all’età di 82 anni, lo scorso mese di settembre, Giovan Battista Passalacqua, detto “Battista ri Santi” che, secondo quando accertato dagli investigatori, dal suo appartamento in pieno centro, dettava gli ordini che la fedelissima figlia Margherita portava all’esterno, imponeva assunzioni, decideva chi taglieggiare e chi intimidire. Passalacqua, vecchio e malato, è morto da padrino e da uomo libero. Il suo legale, l’avvocato Gianfranco Viola, era riuscito prima a fargli ottenere gli arresti domiciliari e poi a giugno la scarcerazione. Nell’inchiesta emerse il ruolo determinante di Margherita Passalaqua, 39 anni, figlia del padrino, attualmente agli arresti domiciliari. Una donna che avrebbe rotto i classici schemi maschilisti di Cosa Nostra. Non avrebbe infatti solamente eseguito gli ordini del padre, scrivendo alcuni pizzini, seguendo alcuni lavori, mettendo in guardia i collaboratori dalle microspie. Ma sarebbe andata perfino a bussare alle porte degli imprenditori dell’area industriale per chiedere il pizzo. “Non dobbiamo avere nessuna pietà” avrebbe detto al padre, continuamente intercettato dalle forze dell’ordine. “La costituzione di parte civile in questo processo – dice il sindaco Giuseppe Agrusa – è un nostro dovere nei confronti dei nostri imprenditori, già vessati da tasse e norme che compromettono quotidianamente le loro attività e spesso vittime di pressioni, da parte di Cosa Nostra, a cui non tutti riescono a ribellarsi. La mafia non deve trovare spazio nella nostra città e il provvedimento adottato va in questa direzione”.