Carini, occupato l’istituto superiore Ugo Mursia
Scrivono gli alunni dell’I.I.S. Ugo Mursia: Semplici studenti preoccupati del loro futuro, che avendo fatto proprio il disagio procurato all’istruzione pubblica, oggi vedono soffocati i propri diritti. E così anche noi, come tanti altri studenti italiani, avvertendo la necessità di salvaguardare ciò che dovrebbe spettare ad ogni alunno, abbiamo deciso di fare emergere il nostro disaccordo attuando alcune forme di protesta. Ad oggi, 28 novembre, l’Istituto si trova in stato di occupazione!
Ma quali reali motivazioni ci spingono a portare avanti questa estrema forma di protesta? Chiariamo in primo luogo che il nostro movimento non è volto contro i nostri docenti, bensì , in unione con quest’ultimi, verso coloro che vogliono minare il percorso scolastico di ogni singolo studente. Il governo tende, giorno dopo giorno, decreto dopo decreto, a ridurre la qualità della nostra istruzione gravando oltretutto sul livello culturale del Paese; è l’istruzione pubblica a subire sempre più tagli, pur dovendo essere garantita e incentivata dallo Stato, che contrariamente favorisce gli istituti privati. Perciò non è così, secondo il parere di noi studenti, che lo Stato sarà in grado di porci davanti al mondo del lavoro. Oltre alle problematiche sopracitate che accomunano tutti gli istituti d’istruzione pubblica italiani, il Mursia però soffre anche di ulteriori problemi interni. Difficoltoso non accorgersi delle tristi verità circa le inappropriate condizioni dei nostri edifici. Piccoli ma non indifferenti esempi sono la mancanza di: Materiale scolastico, laboratori e soprattutto aule che consentano l’adeguato svolgimento delle lezioni ( cavi elettrici scoperti, tetti cadenti, pareti di carton-gesso, infissi poco sicuri, infiltrazioni d’acqua), mancanza di agibilità per il numero corrente dei frequentanti tanto da ritrovarci 32 aule piuttosto che 15, 160 alunni in un “plesso” capace di ospitarne soltanto 100 ed infine alunni appollaiati in ambienti ristretti. Inaccettabile per l’intero corpo studenti continuare ad usufruire di questo falso servizio pubblico.
Certi di una comprensione unanime vogliamo concludere ricordandovi che il futuro siamo noi!
Ma tutti noi ci chiediamo: Il nostro futuro dov’è?