Partinico. Ricettazione di mezzi agricoli rubati, 6 condanne e un’ assoluzione
Rubavano mezzi agricoli e li rivendevano, un proficuo giro di ricettazione che aveva come base operativa Partinico. L’inchiesta è quella che vede coinvolto Sergio Maria Sacco, l’imprenditore di Campofiorito, cognato del procuratore di Palermo Francesco Messineo, già rinviato a giudizio. Sacco avrebbe fatto da custode ai mezzi che venivano rubati. Sotto processo per il presunto giro di ricettazione era finito anche Leonardo Vitale, figlio del boss ergastolano Vito. Ma l’organizzazione era molto più ampia e ieri sono arrivate le sentenze per gli altri complici. Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha inflitto 4 anni, a Vincenzo Crimaldi. Tre anni ciascuno a Giuseppe Mezzatesta, Francesco Adragna, Angelo Ferlisi, Giacomo Sanguedolce, Francesco Gianfranco Policardo. Assolto invece il tunisino Taoufik Ben Hania. Sarebbe stato Crimaldi, meccanico di Capaci ad intrattenere i contatti con i clienti, l’accusa per lui era anche di associazione a delinquere. Le indagini dei carabinieri della compagnia di Monreale già nel 2009 hanno permesso di ricostruire il legame tra la famiglia mafiosa di Partinico, i Vitale, e Sergio Maria Sacco, titolare della Saccoplast, una fabbrica di sacchetti. Gli investigatori erano sulle tracce di alcuni ladri di automezzi industriali e agricoli e hanno scoperto che Vitale avrebbe fatto custodire da Sacco in un capannone di sua proprietà due trattori rubati. Il procuratore Messineo non ha rapporti da anni col cognato. In una prima fase dell’inchiesta, Messineo si era astenuto cedendone la gestione al procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. Sacco, era indagato pure per fittizia intestazione di beni di un mafioso, ma questa accusa è caduta al momento della richiesta di rinvio a giudizio. Delegati a seguire le indagini sono stati nominati il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Lia Sava.