Da Governo e Regione due piani per salvare i lavoratori precari

Si apre uno spiraglio per i lavoratori precari della Sicilia in servizio nei comuni e nelle province. Il loro contratto scade tra un mese, il 31 dicembre, ma potrebbe arrivare dal governo una soluzione che prevede la proroga di 6 o 7 mesi.
Per questo motivo, ieri il presidente Rosario Crocetta si è recato al Ministero dell’economia che sta studiando un piano che si divide in due parti: la prima è un un emendamento alla legge di stabilità, che prevede una proroga di tutti i precari italiani, circa 250mila fino a luglio 2013. La proroga però, fanno sapere dal ministero, è valida solo per i contratti a scadenza. Inoltre, sempre come emendamento alla legge di stabilità, si sta studiando una misura che permetta nei concorsi pubblici di valutare l’anzianità di servizio come lavoratore precario.
La seconda, invece verrà discussa da Crocetta in occasione del tavolo tecnico che si riunirà la prossima settimana. L’intento del governatore è quello di utilizzare i fondi destinati ogni anno ai precari, circa 300 milioni di euro, in incentivi per l’occupazione da destinare alle imprese e il relativo trasferimento degli Lsu presso i privati.
Il problema, però, sarebbe la fattibilità giuridica della proposta del governatore e la volontà dei dipendenti di spostarsi dal settore pubblico a quello privato. La norma proposta dal presidente della Regione dovrebbe poi essere approvata dall’Ars all’interno della legge finanziaria. Intanto Crocetta incassa il parere favorevole di Confindustria che parla di progetto interessante e che potrebbe funzionare. Esprimono dubbi invece i sindacati Cisl e Uil che che si chiedono quanti sarebbero i precari pronti a spostarsi verso le aziende e se i privati sarebbero disposti ad assorbire i lavoratori.
Lavoratori precari, che secondo alcune stime, oscillano tra 18 e 20.000 come LSU. Costano ogni anno 300 milioni di euro, che vengono pagati all’80-90% dalla Regione. Per la maggior parte di loro i contratti hanno una durata di 5 o 10 anni, ma in alcuni casi durano un anno e vengono rinnovati di continuo. Percepiscono da 1000 a 1200 euro al mese per 24 o 36 ore settimanali. Oltre agli Lsu ci sono anche gli Asu, che hanno una forma di concettualizzazione più blanda e una retribuzione che varia da 700 a 800 euro mensili. All’interno della categoria Asu ci sono anche i cosiddetti “331” dal nome della legge che li ha creati. Sono lavoratori che in passato erano impiegati presso enti no profit e parrocchie a cui il contratto non è stato rinnovato. Questo personale è senza impiego ma riceve un assegno sociale da circa 600 euro erogato dall’Inps con fondi della Regione.
Una serie di norme nazionali hanno impedito la stabilizzazione di tutti i precari o anche il semplice rinnovo dei contratti. Per questo motivo, se la norma allo studio del Ministero non verrà approvata, sarà impossibile rinnovare i contratti in scadenza il 31 dicembre.

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