Nuova stangata in arrivo per i comuni siciliani
Comincia a produrre i primi effetti la crisi di liquidità che sta investendo i comuni siciliani, nata dal decreto appena pubblicato da Palazzo D’Orleans che prevede la riduzione dei trasferimenti ai comuni, con popolazione superiore ai 5 mila abitanti e a quelli non montani nella misura del 47%.
In sintesi, dei 120 milioni chiesti, i comuni ne riceveranno appena 60 per rispettare il tetto al patto di stabilità della Regione.
“Un taglio avvenuto ad esercizio finanziario già concluso e che immancabilmente causerà il dissesto” dicono alcuni sindaci del palermitano.
In arrivo per gli enti locali c’è una nuova stangata, con i parametri per il personale che si appresta a varare il governo Monti, che fisserà dei paletti precisi sul rapporto tra addetti comunali e abitanti.
La funzione pubblica Cgil ha fatto una proiezione prendendo come parametro quello del Viminale per i comuni al dissesto e stabilendo il numero minimo per garantire i servizi. Su circa 8,000 esuberi in tutta Italia, 6,000 sono solo in Sicilia. Secondo questi parametri, per fare un esempio, Alcamo e Capo D’Orlando, dovrebbero avere un dipendente ogni 122 abitanti. In realtà il primo ne ha uno ogni 70 e il secondo uno ogni 50. Alcamo ha così 132 esuberi su 657 dipendenti attuali. Lo stesso discorso vale per tanti altri comuni dell’Isola.
Molti sindaci del ragusano ieri si sono mobilitati e minacciano di bloccare le elezioni perchè non hanno soldi per pagare dipendenti e scrutatori.
Ma la crisi dei comuni non è l’unica: ieri i forestali hanno occupato la sede dell’azienda Foreste in via Libertà a Palermo, chiedendo il pagamento delle loro giornate lavorative.