Mafia. Sequestrati beni per 8 milioni di euro a imprenditore edile

Beni per otto milioni di euro riconducibili all’imprenditore palermitano Sergio Troia, 59 anni, sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia al termine di un monitoraggio sugli appalti collegati al passante ferroviario di Palermo e alla rete tranviaria della città. Il sequestro, disposto su proposta del direttore della Dia, Alfonso D’Alfonso, ha riguardato il capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della “Soilgeo srl”, a cominciare da immobili e veicoli. Secondo quanto emerso dalle indagini, Troia ha ricevuto l’appoggio dei boss Lo Piccolo e Antonino Cinà nell’aggiudicazione delle commesse. L’indagine avviata dalla Dia nel febbraio del 2006 nei confronti di soggetti e società legate agli appalti per la realizzazione del passante ferroviario e tram aggiudicati da un consorzio di imprese costituito dalla S.I.S. S.p.A. riguarda il periodo che va fino al 2009 ed ha permesso di accertare una fortissima ingerenza di Cosa Nostra, attraverso le imprese edili facenti capo a soggetti legati da vincoli di parentela con esponenti mafiosi, nei lavori connessi alla realizzazione del passante ferroviario (appalto Rete Ferroviaria Italiana SpA) e nei lavori per il tram cittadino (appalto AMAT Palermo Spa) -per il quale la SIS si è aggiudicate le opere per un importo di 192.000.000,00 di euro- e nei conseguenti profitti ricavabili attraverso la partecipazione di queste imprese, soprattutto nella fornitura di servizi nei cantieri che, nel frattempo, erano stati aperti lungo l’intera tratta interessata dai lavori. Accertati anche i collegamenti tra i vertici della SIS di Palermo e Cosa Nostra ed in particolare tra il responsabile Giuseppe Galluzzo e due dei suoi più stretti collaboratori Enrico Pellegrino e Roberto Russo, entrambi geometri. Dall’indagine è emerso anche l’aggiramento delle ostative della Prefettura emesse nei confronti delle società in odor di mafia, attraverso comunicazioni riservate, consigli ed altro, finalizzate ad ottenere il nulla osta ai lavori. Tutto ciò ha trovato poi riscontro nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere e nel sequestro preventivo di beni emessi nel maggio del 2011 dal gip Ricciardi, è emerso tra l’altro, lo stretto legame esistente Sergio Troia della SOIL GEO Srl e “Cosa Nostra”. Troia, imprenditore nel settore edile e delle trivellazioni, in passato era stato già destinatario di indagini ed accertamenti su presunte infiltrazioni mafiose nei lavori connessi alle “grandi opere”, ovvero alla ricostruzione del dopo terremoto in Abruzzo. Il suo nome spunta pure nei dialoghi di autorevoli esponenti mafiosi che lo indicavano come “soggetto a loro vicino”, quindi di fiducia per la realizzazione di lavori in appalti pubblici. Sergio Troia si affaccia sul mercato edile fin dagli anni ’80 con imprese intestate a stretti familiari ma a lui riconducibili. E’ cresciuto nel quartiere palermitano di San Lorenzo, il regno dei boss Lo Piccolo e di Mariano Troia (cugino del padre di Sergio Troia), e dove avevano ramificazioni uomini d’onore come Antonino Cinà -che in quella zona possedeva uno studio medico-, Francesco Franzese -che era addirittura vicino di casa dei Troia-, ecco grazie a queste conoscenze, alle strette relazioni instaurate l’imprenditore è riuscito negli anni ad aggiudicarsi appalti nel settore pubblico con la benedizione della mafia. Sergio Troia, poi, grazie alle imprese a lui riconducibili, ha intrecciato interessi convergenti con Tommaso Cannatella legato a sua volta con il padrino Bernardo Provenzano, ma anche con affiliati dei boss Lo Piccolo, Rotolo e Cinà .

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