Alcamo. Tangenti sull’eolico, scarcerati i cinque indagati
Il tribunale del riesame ha annullato le ordinanze di custodia cautelare emesse – nell’ambito dell’inchiesta “Broken wing” condotta dalla guardia di finanza- a carico di cinque persone, che così lasciano il carcere. Sono l’imprenditore Vito Nicastri, 56 anni di Alcamo, Vincenzo Nuccio, 61 anni, ex funzionario dell’ufficio del demanio di Palermo, il figlio di questi, Francesco di 35 anni, Claudio Sapienza di 62 anni e Alberto Adamo di 76. Tutti rimangono indagati, a vario titolo, per tentata concussione, corruzione ed emissione di fatture false. Secondo l’accusa, Nicastri avrebbe elargito “mazzette” per accelerare l’iter burocratico nel rilascio di autorizzazioni necessarie per realizzare impianti eolici. L’inchiesta è stata avviata dopo una denuncia dell’imprenditore agrigentino Salvatore Moncada. Il manager si è accorto che i suoi progetti si fermavano al Genio militare, dove non riusciva ad avere le autorizzazioni necessarie per la realizzazione degli impianti. A quel punto, l’imprenditore Vito Nicastri, “considerato vicino alle cosche trapanesi” – così come si legge nell’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti – ma mai indagato per mafia, si è presentato come intermediario e ha detto al “collega” che poteva sbloccare le pratiche in cambio di denaro. Nicastri era già noto alle cronache giudiziarie. Nel 2009 infatti era stato destinatario, nell’ambito di un altra inchiesta sull’eolico, di un provvedimento di sequestro di beni per un valore di un miliardo e mezzo di euro. E’ stato anche accertato, nell’ambito dell’inchiesta “Broken wing” che Nicastri, aveva elargito 60,000 euro a Vincenzo Nuccio, funzionario dell’Ufficio Demanio, ormai in pensione, mascherati attraverso il pagamento di fittizie consulenze professionali commissionate al figlio di Nuccio, Francesco, all’epoca dei fatti, neo laureato in ingegneria. Il 13 luglio scorso in manette sono finiti anche Alberto Adamo e Claudio Sapienza, rispettivamente legale rappresentante e socio di un’altra ditta operante nel settore delle rinnovabili che ha emesso fatture false per oltre tre milioni di euro che hanno permesso al gruppo Nicastri di costituirsi fondi neri da utilizzare per scopi illeciti, fra cui il pagamento di tangenti. I cinque hanno già lasciato il carcere.