Decapitata la cosca di Carini. 21 arresti. Carabinieri: “ad un passo da una guerra di mafia”. Video e intercettazioni»
In manette uomini e donne d’onore della famiglia mafiosa di Carini, territorio cerniera tra le copule del capoluogo e Partinico. Ventuno le persone arrestate nell’ambito di un’operazione che ha visto impegnati oltre 400 Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo. Un’inchiesta coordinata da un pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia (Viola, Del Bene, Paci, Vaccaro) guidati dal Procuratore Aggiunto Antonio Ingroia. Dunque è stata decapitata la cosca di Carini, formata da due generazioni quella dell’anziano padrino Calogero Passalaqua e dei suoi diretti discendenti tra figlie, generi, cugini e consuoceri. Tutti fermati ad un passo da una nuova guerra di mafia per la spartizione degli affari a Carini. A contendersi la torta le famiglie Passalacqua e Pipitone. Le 21 ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di Calogero Passalacqua, 80 anni, da sempre vicino ai Corleonesi, sin dai tempi del maxiprocesso è considerato elemento di spicco negli organigrammi di Cosa Nostra, Margherita Passalacqua 38 anni figlia del boss e il marito Salvatore Sgroi, Pietro Sgroi cugino di Salvatore, Gianfranco Grigoli, Giacomo Lo Duca, Croce Frisella, Vito Failla, Giuseppe Evola cugino acquisito di Calogero Passalacqua, Croce Maiorana, Antonino Buffa cittadino americano, gestore di una pizzeria in Pennsylvania, controllato dall’F.B.I., Giuseppe Pecoraro, Giuseppe Barone, Matteo Evola di Cinisi, ed ancora sono finiti in manette Vito Caruso consuocero del boss Passalacqua, la moglie Grazia, il figlio Giuseppe e la sua consorte Rosaria Grippi, Salvatore Rugnetta, Ettore Zarcone e il tunisino 24 enne Fahd Ayari. Un’indagine di tipo tradizionale, nella quale hanno svoltoun ruolo centrale le intercettazione che hanno svelato gli affari illeciti della cupola di Carini. Mani in pasta nel traffico delle sostanze stupefacenti e nelle assunzioni in medie e grandi imprese, perchè per le piccole o nuove aziende si poteva anche chiudere un occhio dato il periodo di profonda crisi economica…
A Carini, agli imprenditori locali la mafia imponeva l’assunzione di soggetti indicati dalla consorteria. Trovavano posto con facilità guardiani notturni, operai e impiegati. L’impiego di un gregario garantisce autonomia economica agli affiliati del sodalizio e permette anche il costante monitoraggio delle attività, rafforzando il controllo del territorio, stretto in una pesante morsa criminale. Assunzioni e licenziamenti sono eseguiti a comando secondo le indicazioni ricevute dai vertici della famiglia mafiosa. Insomma ecco l’istantanea della mafia carinese.