Maxi sequestro di beni alla mafia di Ficarazzi che chiedeva il pizzo e rilasciava la fattura

Otto milioni di euro è il valore dei beni sequestrati dai carabinieri al boss di Ficarazzi, Giovanni Trapani, in carcere per associazione per delinquere di stampo mafioso. Il provvedimento patrimoniale segue l’operazione “Iron Man” che lo scorso anno aveva decapitato la cosca mafiosa di Bagheria. Il sequestro di oggi scaturisce da una intensa attività di indagine, a partire dalla recrudescenza degli attentati incendiari a danno di imprenditori locali. Per gli investigatori era in atto uno scontro tra Giovanni Trapani e l’aspirante boss Atanasio Alcamo, che aveva lanciato l’offensiva su quel territorio per assumerne il controllo sul racket. “Chi non paga… scippa legnate”. Questo il contenuto di una telefonata intercettata dai carabinieri. Gli investimenti dell’organizzazione criminale si sono incentrati nel settore dell’edilizia, attraverso la raccolta del pizzo, ma anche con l’imposizione di imprese mafiose nello svolgimento di lavori a prezzi maggiorati. Rientrano nel sequestro di oggi, due aziende, una di Ficarazzi e l’altra di Ribera, intestate ai parenti di Trapani. Le ispezioni dei carabinieri hanno accertato che nel comprensorio di Ficarazzi la maggior parte dei lavori edili e di movimento terra sono riconducibili a queste ditte, che detenevano il monopolio con prezzi più alti del 40%. In pratica, l’estorsore rilasciava la fattura.

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