Palermo, ucciso un capomandamento. La Procura teme una nuova guerra di Mafia.

Potrebbe essere un segnale allarmante il delitto che si è consumato ieri a Palermo se, come sospettano gli inquirenti, evidenzia dei movimenti all’apice di Cosa Nostra palermitana, potrebbe scoppiare una nuova guerra di mafia. L’uccisione di Giuseppe Calascibetta infatti ricalca esclusivamente gli standard dell’agguato mafioso, il pregiudicato è stato atteso sotto casa e freddato all’interno della sua minicar che l’uomo guidava non avendo la patente perchè sorvegliato speciale. Gli hanno scaricato addosso un caricatore di 7,65, la stessa arma con la quale sono stati uccisi nei mesi scorsi sempre a Palermo, Davide Romano e Claudio De Simone.
Giuseppe Calascibetta aveva sessanta anni ma i suoi rapporti con la mafia sono iniziati quando ne aveva trenta. E’ stato più volte arrestato, nel 1994 era finito in cella per la strage di via D’Amelio accusato dal pentito Vincenzo Scarantino, allora ritenuto attendibile, che lo ha accusato di aver ospitato in una sua villa il summit dove i capi di Cosa nostra decisero la strage Borsellino. Un’accusa per cui Calascibetta è stato in carcere per cinque anni prima di essere assolto.
Dopo essere uscito dal carcere Calascibetta riuscì anche a ottenere la revisione di una condanna per l’omicidio di Benedetto Grado, di cui era stato accusato da uno storico pentito come Francesco Marino Mannoia. Negli ultimi anni però sono arrivate altre dichiarazioni di pentiti, Giuseppe Di Maio, Maurizio Spataro e Manuel Pasta, gli ultimi ex boss che hanno ridisegnato la nuova geografia di Cosa nostra hanno indicato Calascibetta quale capo del mandamento di Santa Maria di Gesù, un ruolo che probabilmente aveva raggiunto negli ultimi due anni, da quando un altro influente padrino del clan, Ino Corso, era finito in carcere. Ufficialmente però Giuseppe Calascibetta aveva un’attività imprenditoriale pulita, gestiva una piccola azienda che commercializza gesso, tanto da non essere coinvolto nel blitz che due anni fa coinvolse il mandamento di Santa Maria del Gesù, che avevano riallacciato i rapporti con i mafiosi degli Stati Uniti, un operazione quella effettuata dalla Polizia in collaborazione con l’Fbi.
Dunque Giuseppe Calascibetta apparentemente era un uomo di mafia, ma mai definitivamente condannato e sostanzialmente rieducato ad un lavoro vero, ma dopo che è stato ucciso in questo modo è ipotizzabile che la sua nuova attività imprenditoriale era solo un paravento che nascondesse attività mafiose. Il delitto di ieri ha innestato molta preoccupazione nella Procura antimafia che adesso teme il ritorno degli omicidi in città.

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