MAFIA. DAL SUDAFRICA VITO ROBERTO PALAZZOLO INVIAVA EMAIL E TELEFONAVA

Dalla sua latitanza dorata, in Sudafrica, parlava al telefono e inviava email senza problemi. Vito Roberto Palazzolo, accusato di essere il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, avrebbe organizzato addirittura l’incontro fra una delegazione di imprenditori italiani ed alcuni esponenti del governo dell’Angola. Secondo la notizia pubblicata sul quotidiano La Repubblica in un articolo di Salvo Palazzolo, a presiedere il comitato partito da Roma c’era l’allora rappresentante personale per l’Africa del presidente del Consiglio Berlusconi, Alberto Michelini. Era il 2004: le intercettazioni del Gico della Guardia di finanza hanno svelato che fra il manager di Cosa nostra e il rappresentante del governo italiano per gli aiuti all’Africa operava un mediatore, l’imprenditore Paolo Pasini, fino a tre anni prima capo dell’ufficio del presidente del Consiglio Berlusconi. Michelini e Pasini risultano indagati dalla Procura di Palermo per associazione a delinquere. Ma l’inchiesta attraversa un momento di stallo: l’Angola non ha mai risposto alle richieste di rogatoria inviate dall’Italia. I pm Gaetano Paci e Domenico Gozzo chiedevano di avere informazioni sulla visita della delegazione italiana, che si tenne nell’aprile 2004, e soprattutto sugli investimenti realizzati. Ma non è arrivata alcuna risposta. Nelle intercettazioni sono rimaste le frenetiche trattative fra Johannesbrug e Roma. Vito Roberto Palazzolo, che il Sudafrica continua a non volere estradare nonostante una condanna definitiva a 9 anni, inviò addirittura una dettagliata email per definire il programma delle cose da fare. La indirizzò a un’imprenditrice milanese, Daniela Palli, che la girò subito a Pasini, ex capo dell’ufficio di Berlusconi a Palazzo Chigi. Palazzolo aveva già le sue idee per i progetti giusti da finanziare con i fondi pubblici e privati canalizzati dalla missione italiana, la delegazione avrebbe potuto scegliere tra un cementificio, alcuni porti semi commerciali e per la pesca, qualunque infrastruttura nel quadro della pesca industriale e artigianale. Prospezioni di giacimenti diamantiferi con la presenza stabilita di diamanti, oro e platino, rame e cobalto ed altri minerali”. Palazzolo non escludeva anche altro: “Realizzazione di rete autostradale (…)”, scriveva. “O il campo dell’educazione, quello farmaceutico, per farmaci generici, quest’ultimo presenta una grandissima opportunità. La Palli è già sotto processo a Palermo, per favoreggiamento. Altre intercettazioni l’accusano di aver aiutato Palazzolo a stabilire un contatto con Marcello Dell’Utri. Nessuno al governo si chiese chi era per davvero il sudafricano Vito Roberto Palazzolo? Si domanda Repubblica, eppure, della sua latitanza dorata e delle protezioni di cui avrebbe goduto nei salotti buoni di Johannesburg si parlava già ampiamente sui giornali, nel 2004. Palazzolo è il latitante che già il giudice Falcone chiedeva di arrestare negli anni Ottanta. Il 27 gennaio 2004, i finanzieri seguirono Pasini, Palli e Michelini mentre si incontravano, a Roma.

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