OPERAZIONE “THE END”. MAFIA: ARRESTATE 23 PERSONE TRA PARTINICO E BORGETTO

I carabinieri del Gruppo di Monreale hanno eseguito tra Partinico e Borgetto. 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dalla direzione distrettuale Antimafia del capoluogo nei confronti di presunti uomini d’onore della cosca locale accusati, a vario titolo, di mafia ed estorsione. L’operazione, denominata “The End”, nasce da un’attività investigativa che potrebbe avere azzerato il mandamento mafioso di Partinico, importante crocevia tra le province di Palermo e Trapani, negli ultimi anni al centro di una vera e propria faida tra famiglie mafiose rivali. Tra i 23 arrestati del blitz Giovanni Vitale, 28 anni, figlio dello storico capomafia di Partinico, Vito. E’ tornato in cella con l’accusa di associazione mafiosa. Una nuova ordinanza di custodia cautelare è stata notificata anche al fratello Leonardo , 24 anni, che è però detenuto. Secondo gli investigatori Leonardo e Giovanni Vitale avrebbero sostituito il padre alla guida del mandamento mafioso. Dall’indagine è emerso che i due fratelli avevano il controllo capillare delle estorsioni tra Partinico e Balestrate, e delle attività illecite della cosca. Il taglieggiamento, nei confronti degli imprenditori edili, veniva realizzato attraverso l’imposizione della fornitura del cemento da parte di un’impresa compiacente: la Edil Village srl di Borgetto. I costruttori venivano costretti a rifornirsi da ditte compiacenti come la Edil Village di cemento e di materiale edile. Oltre ai Vitale sono finiti in manette, un insospettabile architetto palermitano Antonino Lu Vito, 55 anni che avrebbe fatto da tramite fra le cosche del mandamento di Partinico e quelle della città.. Il partinicese Alessandro Arcabascio 37 anni e il borgettano Alfonso Bommarito 46 anni, gestori della Edil Village s.r.l.. Antonino Giambrone 32 anni, figlio di Giuseppe, presunto boss di Borgetto già detenuto, Salvatore Lamberti 79 anni e Lorenzo Lupo 58 anni, entrambi borgettani. Ed ancora Francesco Alfano 48 enne, Gianfranco Brolo 40 anni, Carmelo Culcasi 60 enne, Francesco Paolo Di Giuseppe 52 anni, Antonio Lo Biundo 30 anni, Pietro Orlando53 enne,, Elviro Paradiso 30 anni, Roberto Rizz 36 enne, Santo Salvaggio 30 enne, Alfonso Scalici 59 anni, Francesco e Giovanni Battista Tagliavia rispettivamente di 48 e 27 anni, Gioacchino Guida 33 enne, Pitarresi Roberto 42 enne ed Ambrogio Corrao di 51 anni.
L’indagine, che ha portato oggi all’arresto di 23 persone, rappresenta la naturale prosecuzione delle operazioni “Terra Bruciata”, “Araba Fenice” e “Chartago” (tutte condotte dalle articolazioni del Gruppo di Monreale), le quali dalla fine del 2004, hanno cominciato ad assestare duri colpi al mandamento mafioso di Partinico, decapitandone i vertici. Tuttavia, nonostante la dura e pressante attività di contrasto, la locale cupola ha dimostrato di sapersi prontamente rigenerare e riorganizzare, continuando a manifestare un notevole e sconcertante radicamento nel tessuto sociale. Leonardo Vitale, detto Narduzzo, nonostante la giovane età ha scalato le gerarchie del potere mafioso fino a prendere il posto del presunto boss di Borgetto, Nicolò Salto, finito in manette nell’operazione Carthago del gennaio del 2009 assumendo la reggenza del mandamento mafioso a soli 22 anni sotto l’egida del boss Domenico Raccuglia, all’epoca ancora latitante, diventando così uno dei più giovani reggenti della storia della mafia. Reggenza che ultimamente era passata nelle mani del fratello Giovanni, arrestato nell’operazione di oggi. Dunque i fratelli Vitale, per tutta la durata dell’indagine, hanno controllato capillarmente tutti gli affari illeciti presenti sul territorio e, in particolare, quello delle estorsioni nei confronti degli imprenditori edili. E’ stato accertato che gli imprenditori venivano costretti in vario modo a rifornirsi del cemento e del materiale edile di cui necessitavano da imprenditori vicini alla famiglia mafiosa, come la Edil Village s.r.l.. Una parte delle somme di denaro ottenute dal prezzo del cemento, che veniva ad arte maggiorato, confluivano in parte nelle casse della locale famiglia mafiosa che materialmente si occupava di effettuare l’estorsione e in parte nelle casse della famiglia reggente del mandamento e cioè in quella dei VITALE alias “fardazza”. La pena per coloro i quali si mostravano reticenti era quella del danneggiamento attraverso gli attentati incendiari delle autovetture private e dei mezzi dell’impresa. Ma a quanto pare, i ricavi illeciti derivanti dall’attività estorsiva non bastavano e, per rimpinguare le casse dell’organizzazione criminale e, in particolar modo, per far fronte alle esigenze dei detenuti e delle loro famiglie, l’organizzazione criminale ha preso campo anche nel settore delle sostanze stupefacenti. Infatti, solo nell’ultimo anno, nell’area compresa tra Monreale e Partinico, i militari del Gruppo di Monreale hanno sequestrato oltre 50 kg. di sostanze stupefacenti tra cocaina, hashish e marijuana arrestando 35 persone. Per quanto riguarda i Fardazza, i cui principali proventi sono legati all’attività estorsiva, il settore della droga, era stato affidato a Daniele Salvaggio, responsabile di diverse cessioni di cocaina. L’operazione “The end” che ha portato dietro le sbarre 23 persone tra presunti boss e gregari di cosa nostra, ha impegnato 200 carabinieri del Gruppo Monreale, unità cinofile ed un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo Boccadifalco. Gli investigatori hanno inoltre decodificato il codice usato dalla cosca mafiosa di Partinico e Borgetto. Per ordinare un omicidio e non essere scoperti dalle forze dell’ordine i boss usavano frasi criptate, tra queste ‘mettilo in ferie’. Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche emerge uno spaccato sul nuovo ‘dizionario’ usato da cosa nostra di Partinico. La conferma arriva dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: “I boss temono di essere scoperti e cosi’ utilizzano dei linguaggi criptati -spiega- ma grazie alle intercettazioni siamo riusciti a decifrare il loro contenuto”. Tra le frasi intercettate c’e’ anche il verbo ‘tingere’ utilizzato per indicare un’estorsione. Invece la ‘fondazione’ e’ la ristrutturazione della famiglia mafiosa. “Queste frasi -spiegano gli inquirenti- erano gia’ emerse in un’altra operazione condotta sullo stesso territorio, “l’operazione Carthago”, blitz nel quale furono arrestate 17 persone tra boss, gregari e picciotti. Anche in quell’occasione era stato scoperto che i boss utilizzavano un linguaggio criptato”. Ad esempio, per parlare della famgilia mafiosa veniva indicato il sostantivo ‘officina’.

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