MONTELEPRE. DA ASSEGNARE INCARICO PER ESTRARRE DNA DAI PARENTI DI SALVATORE GIULIANO

Tempi brevi per conoscere la vera identita’ della salma riesumata un mese fa dal piccolo cimitero di Montelepre (Palermo) e attribuita al bandito Salvatore Giuliano, ucciso nel luglio del 1950 a Castelvetrano (Trapani). Oggi, come apprende l’ADNKRONOS, il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che coordina l’inchiesta insieme con il pm Francesco Del Bene, Lia Sava e Paolo Guido, assegnera’ l’incarico ai periti specialisti che dovranno fare l’esame del dna di alcuni parenti di Giuliano e compararlo con quello estratto dal cadavere riesumato. Il primo ad essere contattato per la comparazione del dna e’ stato Giuseppe Sciortino Giuliano, nipote del bandito di Montelepre, figlio della sorella, il parente pui’ vicino a Giuliano. La comparazione del dna, che verra’ affidata a degli specialisti non siciliani, dovrebbe finalmente mettere fine al mistero che aleggia sulla salma del bandito. Sono stati alcuni studiosi e un medico legale a fare riaprire il caso perche’ si dicono quasi certi che la salma che da 60 anni riposa nel cimitero di Montelepre “non e’ quella di Salvatore Giuliano”. Cosi’, la Procura di Palermo ha avviato una nuova indagine e fino ad oggi sono state eseguite numerose perizie ma anche ascoltati diversi testimoni. Ma la ‘prova regina’ sara’ proprio la comparazione del dna che potra’ dire con cerezza se i due studiosi che parlavano di “straordinarie incongruenze attorno al cadavare” hanno ragione. A presentare l’esposto alla Procura per accertare la vera identita’ del cadevere ritrovato a Castelvetrano, sono stati nel maggio scorso lo storico Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario Cereghino. I due hanno messo in dubbio la certezza che nella bara ci fosse il cadavere di Giuliano. Cosi’ lo scorso 28 ottobre, la procura ha disposto la riesumazione del cadavere. Il medico legale Livio Milone ha eseguito una serie di esami da cui e’ emerso che il cadavere e’ “alto non piu’ di un metro e 70”. Ma i parenti di Giuliano continuano a giuare che il loro congiunto fosse alto “piu’ di un metro e 80”. Il bandito sarebbe stato ucciso dal fidato Gaspare Pisciotta, anche lui morto nel frattempo. Adesso l’ultima parola spetta agli esperti del dna per fare luce su questo ‘cold case’.

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