MAFIA. MAXI SEQUESTRO DI BENI
Ci sono anche terreni e villini nei territori di Cinisi, Carini ed Isola delle Femmine tra i beni riconducibili ai clan dei Madonia e dei Di Trapani, appartenenti al ‘mandamento’ mafioso palermitano di Resuttana, sequestrati oggi dai carabinieri dei Ros. I provvedimenti, disposti dal Tribunale di Palermo su richiesta della Dda, derivano dall’indagine che ha portato all’arresto degli esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, come i figli del capo mandamento Francesco Madonia. Gli inquirenti hanno individuato e proposto il sequestro dei patrimoni accumulati, costituiti da aziende edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni, terreni, numerose autovetture e un cavallo da corsa a cui avevano dato il nome di Irak per un valore complessivo di 22 milioni di euro. Tra i beni sequestrati a Cinisi :il capitale sociale della In.tra.l industria di trasformazione legno con sede in Contrada Vecchio, un terreno in contrada Margi Bonanno e immobili siti in Via Orlando,un villino sito in via Piretro a Carini. Il patrimonio finito sotto i sigilli è riconducibile ai fratelli Madonia e Di Trapani, agli imprenditori Vincenzo Sgadari e a Massimiliano Lo Verde, già raggiunti da ordinanze di custodia cautelare emesse il 5 dicembre 2008 e il 3 aprile 2009, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e altri reati. Le indagini hanno documentato il ruolo di vertice della famiglia Madonia nelle strategie di Cosa nostra e l’evoluzione della gestione del mandamento di Resuttana, in cui si erano avvicendati Giovanni Bonanno, Diego Di Trapani e Salvatore Genova, designati da Antonino Madonia in accordo con Salvatore Lo Piccolo, all’epoca principale esponente della mafia palermitana. Secondo quanto accertato dalle indagini, Francesco Madonia (deceduto nel marzo di tre anni fa), i figli Antonino, Giuseppe e Salvatore, e il cognato di quest’ultimo, il cinisense Nicolò Di Trapani, nonostante fossero sottoposti al regime del 41 bis, continuavano a dirigere il clan, tramite i periodici colloqui con i familiari e un fitto scambio di corrispondenza. Per quanto riguarda Sgadari, l’imprenditore ha svolto il ruolo di intermediario nella soluzione di una controversia tra Giovanni Bonanno e Francesco Di Pace, per la gestione della cassa comune della famiglia mafiosa di Resuttana, e sarebbe stato un tramite attraverso il quale i latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, comunicavano le proprie direttive all’intera organizzazione criminale. Sgadari era anche l’intestatario di complessi residenziali, fabbricati rurali, terreni magazzini e locali commerciali. La cosca dei Madonia-Di Trapani è stata protagonista dell’ascesa dei corleonesi ai vertici di Cosa nostra, tanto che i suoi principali esponenti sono stati giudicati colpevoli degli omicidi di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell’imprenditore Libero Grassi e di Antonio Cassarà, nonche’ del piccolo Giuseppe Di Matteo.