MAFIA. LITI E CONTROVERSIE DELLE COSCHE DI PARTINICO E BORGETTO

Il mandamento mafioso di Partinico e Borgetto è stato sempre una polveriera pronta ed esplodere. Nel 2005, fu ucciso dai killer il boss Maurizio Lo Iacono, reggente della famiglia mafiosa e alleato di Mimmo Raccuglia. Le indagini dell’operazione Chartago avevo svelato il piano di Francesco Nania e Giuseppe Giambrone (che si rifugiarono negli USA per sottrarsi ai mandati di cattura), volto a destabilizzare la leadership di Raccuglia, eliminando i suoi rappresentati sul territorio partinicese. Strategia che si concretizza nel 2006, quando Antonino Nania (padre di Francesco), Antonino Giambrone (nipote di Giuseppe) e Giuseppe Lo Baido, costrinsero il boss di Altofone a fare un passo indietro. Mimmo Raccuglia allora cerco ed ottenne l’appoggio dei Vitale di Partinico per riconquistare il suo ruolo. Insieme a Salvatore Corrao, Nicolò Salto e Francesco Rappa, il primo latitante e gli altri detenuti, definirono, attraverso una serie di contatti tra il carcere e l’esterno, la controffensiva per eliminare i Giambrone e Lo Baido. Le prime scintille che fanno emergere la contrapposizione tra i due gruppi, si notano con l’attentato incendiario all’auto di Andrea D’Arrigo, amico di Salto. Nel frattempo rientra a Borgetto Giuseppe Giambrone, per prendere le redini della locale famiglia mafiosa. Nel 2007 Partinico e Borgetto furono al centro di una vera e propria guerra di mafia, con gli omicidi di Giuseppe Lo Baido, Antonino Giambrone, i quali, dopo gli arresti eccellenti di Francesco Nania negli Usa, di Antonino Nania, di Giuseppe Giambrone, e sopratutto, di Salvatore e Sandro Lo Piccolo a Giardinello, sancirono nuovamente la leadership di Domenico Raccuglia nel mandamento di Partinico, attraverso la reggenza del sodalizio da parte di Nicolo Salto. Dopo l’annientamento del gruppo antagonista e assunto il controllo incondizionato del clan, RACCUGLIA e SALTO si trovavano ad affrontare una nuova ed incalzante problematica: l’indomabilità di Leonardo Vitale, ossia la sua riluttanza a riconoscere ed accettare la figura di SALTO Nicolò, interposta tra lui e RACCUGLIA. Le indagini proseguite dal Nucleo Investigativo, nel corso del 2008, hanno rivelato in diverse circostanze, le crescenti tensioni tra SALTO e VITALE e l’empasse di RACCUGLIA nel non riuscire a dirimere bonariamente la controversia, fino al tentato omicidio di SALTO avvenuto nell’ottobre del 2008.

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