SAN CIPIRELLO. MAFIA: LA VEDOVA DEL PASTORE LO VOI PARLA IN AULA

Parla in aula di tribunale Santina Gru, vedova di Angelo Lo Voi, il pastore di San Giuseppe Jato, assassinato il 2 agosto del 2006 nelle campagne di San Cipirello, nei pressi della cantina “Calatrasi”, con tre colpi di arma da fuoco, due alle spalle e uno alla tempia. Lo Voi, andò incontro alla morte, perchè non volle cedere al racket, vendendo un suo terreno ad un prezzo irrisorio. Ad uccidere il pastore fu Giovan Battista Vassallo di 31 anni. Nel processo sono imputati pure il presunto boss Giuseppe Brusca, di 79 anni, zio del più noto Giovanni, e il genero Tommaso Lo Forte, imprenditore edile, che rispondono solo di associazione mafiosa. Santina Gru, che si è costituita parte civile ha indicato in aula l’assassino del marito ed ha dichiarato davanti al giudice della prima sezione della corte d’assise “la sera prima di essere ucciso, mio marito ebbe una lite violenta con i signori Vassallo. Con Salvatore e con il fratello Giovan Battista. Cioè questo qui”, indicando dunque l’omicida. Salvatore Vassallo è stato poi assassinato pochi mesi dopo la scomparsa del pastore. La vedova di Lo Voi, ha inoltre ricostruito la discussione della sera dell’1 agosto 2006: “Litigarono violentemente per questioni di pascolo. Mio marito non voleva cedere il fondo, ma aveva trovato i Vassallo con le loro pecore nel suo terreno. Proprio Giovan Battista gli disse fuori dai denti: “stasera vuoi tastare il piombo?””. Angelo Lo Voi, fu assassinato perché non volle cedere ad un terzo del reale valore di mercato un fondo agricolo, lo stesso dove fu ritrovato cadavere. Il pastore però, dopo le svariate visite ricevute dai fratelli Salvatore e Giovan Battista Vassallo, aveva intuito di essere in pericolo. Ed infatti la mattina del 2 agosto 2006, Angelo Lo Voi, arrivato nella sua proprietà trovò ad attenderlo proprio i Vassallo. Volevano intimidirlo ma dopo il primo sparo andato a vuoto, Lo Voi, spaventato cercò una disperata fuga nelle campagne nel corso della quale cadde ripetutamente (come rilevato in sede di esame autoptico attraverso le numerose escoriazioni alle braccia e alle gambe), mentre veniva braccato dai Vassallo che riuscirono a colpirlo con due colpi alle spalle e, dopo che la vittima era ormai a terra, esplosero il colpo di grazia alla tempia. Insomma, i Vassallo, voleva espandere il loro potere mafioso nella valle dello jato; circostanza confermata nel 2008 dal pentito Gaspare Pulizzi di Carini che aveva citato in uno degli interrogatori i Vassallo, parlando di Giovanni Genovese, a capo del mandamento di San Giuseppe Jato e fedelissimo di Bernardo Provenzano. I due fratelli ed un cugino avevano chiesto il pizzo senza essere autorizzati. Perciò Genovese chiese –dichiarò Pulizzi- ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo di uccidere almeno uno dei Vassallo, ed anche Giuseppe Brusca, che sarebbe stato a capo della famiglia mafiosa a cui i Vassallo erano all’epoca affiliati.

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