NEW YORK. LIBERO IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA SAL VITALE

Il giorno del giudizio, per il capomafia della famiglia Bonanno, Salvatore Vitale è un giorno fortunato.
Ieri pomeriggio il giudice del tribunale federale di Brooklyn, Nicholas Garaufis ha deciso di accogliere la richiesta di clemenza della procura che ha indicato “Good Looking Sal” Vitale come il collaboratore di giustizia “senza precedenti” che ha aiutato ad identificare centinaia di malavitosi. Il giudice in pratica ha sentenziato che Salvatore Vitale ha scontato la sua pena detentiva, dopo aver trascorso 8 anni dietro le sbarre, nonostante sul suo curriculum vi siano ben 11 omicidi. La procura, in un documento di 120 pagine recapitato al giudice Garaufis, ha chiesto in concerto con i legali della difesa, che a Salvatore Vitale venisse evitata la condanna all’ergastolo, prospettando piuttosto una soluzione all’acqua di rose di “terminata detenzione”. I sostituti procuratori federali di Brooklyn, Greg Andres e John Buretta, hanno scritto sostenendo che da quando il 63enne Vitale è diventato collaboratore di giustizia nel 2003, le autorità federali sono riuscite a decapitare i vertici della mafia a cui lo stesso “Good Looking Sal” aveva giurato fedeltà e omertà, in particolare all’interno della famiglia Bonanno. Stando a quanto descritto dalle autorità federali al giudice, Vitale dal suo arresto ha collaborato ad identificare oltre 500 appartenenti alla mala organizzata tra pesci piccoli e grossi calibri nell’arera metropolitana, nel resto dell’America e oltre.
La sua collaborazione e le sue testimonianze in 6 procedimenti giudiziari hanno portato alla condanna di 4 boss della famiglia Bonanno, compreso il suo amico di fiducia e capo Joseph Massino, suo cognato e dozzine di membri da mano d’opera. Sempre la procura ha indicato che Vitale ha fornito informazioni in merito a 30 omicidi della mala, precisando che in 3 circostanze la sua conoscenza dei fatti, ha portato gli investigatori a rinvenire i resti delle vittime di mafia sepolte anni addietro. Figlio di un fornaio e di una lavapiatti nati a San Giuseppe Jato, “Good looking Sal” Vitale s’era già fatto notare nel mondo della malavita organizzata subito dopo un breve servizio militare, ritagliandosi addosso nel giro dei successivi trenta anni la fama di uno senza scrupoli pronto a fare di tutto, da mettere a segno omicidi su commissione a trasformarsi piromane e riscossore di pizzi per la mala. Vitale aveva appena raggiunto il vertice dell’organizzazione Bonanno, quando “Donnie Brasco” (che ha ispirato il film con Al pacino e Johnny Depp), al secolo Joe Pistone agente dell’Fbi infiltrato dal 1976 al 1981, era piombato sulla scena per scrivere i ruoli di ognuno nella famiglia. Otto anni dietro le sbarre per Vitale tuttavia sono una condanna maggiore a quella inflitta al suo collega in malaffari, Gravano della famiglia Gambino, che aveva scontato 7 anni dopo aver ammesso di avere ucciso 19 persone. “I termini della sentenza non sono importanti – hanno scirtto i suoi legali al giudice – perché Vitale non avrà mai pace, consapevole che sarà costretto a guardarsi le spalle ad ogni passo”.

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