MONTELEPRE. PER ROSALIA PISCIOTTA, SORELLA DI GASPARE TURIDDU GIULIANO E’ MORTO

Rosalia Pisciotta, Solina Chiaravalle per i suoi compaesani, è la sorella di Gaspare Pisciotta, il picciotto che avrebbe ucciso il bandito consegnandone il corpo ai carabinieri, poi a sua volta stroncato all’ Ucciardone da una tazzina di caffè avvelenato, stando a cronache e cantastorie. La sua figura compare dall’antico portone di legno sul marciapiede di Via Vittorio Veneto, con la diffidenza stampata in faccia e la lucidità dei suoi 88 anni. All’ingresso tre cartoncini a lutto ancora inchiodati nel telaio del portone: «Al caro fratello Gaspare», «Alla cara Mamma», «Al caro fratello Pietro». Un pezzo di Sicilia anni Cinquanta, intatto, come ai tempi del processo di Viterbo quando con le catene ai polsi Gaspare tuonava: «Banditi, mafia e carabinieri eravamo tutti una cosa, la Santissima Trinità: padre, figlio e spirito santo». Pur stordita e sorpresa dai quesiti, Rosalia Pisciotta ci lascia varcare la soglia di casa, ci permette di riprendere le foto appese alle pareti, le stanze in cui ha vissuto assieme alla madre e al fratello che durante la latitanza si era creato un rifugio nel sottotetto, dopo le trame seguite alla strage del primo maggio 1947, dopo il finto conflitto a fuoco fra bandito e carabinieri, convinto che a casa sua nessuno lo avrebbe cercato dopo la trappola tesa a Giuliano d’intesa con i carabinieri. Rosalia Pisciotta ci fa entrare nel soggiorno : un tavolo e quattro sedie. Ci dice chiaramente di sapere ma di non poter parlare, neanche sulla fine del fratello avvenuta nel 1954, per proteggere i suoi nipoti così come promesso anche al fratello Pietro, sul letto di morte, mentre moriva di un brutto male: “Io non voglio che parli nemmeno con i miei figli. Lasciali fuori. Muta con tutti. Che se apri bocca, io pure da morto torno e ti vengo ad ammazzare”…», c’è lo rivela a microfono spento, poi si limita a raccontarci come venne ucciso il fratello, con la stricnina inserita nel «Vidalin», la medicina contro l’ asma che Gaspare Pisciotta prendeva la mattina, poco prima del caffè. Un destino segnato dopo le sue rivelazioni al Processo di Viterbo quello di Gaspare Pisciotta che nel corso dell’ultima udienza aveva annunciato che solo a Palermo avrebbe fatto nomi e raccontato la verità su quanto accaduto a Portella delle Ginistre, sulle complicità politiche, sugli accordi fra mafia e servizi segreti per tradire il bandito Giuliano. Segreti che Rosalia Pisciotta porterà con se nella tomba, così come ha già fatto il fratello Pietro. Ci racconta però come si viveva in quel periodo storico in cui tutto avvenne. Poi ci racconta dei cinque anni trascorsi ad Ustica dove venne confinata per avere favorito la latitanza del fratello Gaspare. Ma chi era per Rosalia Pisciotta Salvatore Giuliano? Ma secondo lei, in quella bara c’è sepolto lui o un suo sosia. L’INTERVISTA NEL TG

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