MONTELEPRE. PARLA GIUSEPPE SCIORTINO : “SE LA SALMA SEPOLTA NON DOVESSE ESSERE QUELLA DI MIO ZIO, SAREI FELICE PER LUI”

Sarà la salma del leggendario Turiddu Giuliano quella che tra due giorni verrà riesumata, nella cappella di famiglia del cimitero di Montelepre, o uno dei tanti sosia del colonnello dell’esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia che all’alba del 5 luglio 1950 venne crivellato a colpi di arma da fuoco e trovato steso in mezzo al suo sangue in un cortile di Castelvetrano. Tra due giorni apriranno la sua bara per accertare la vera identità della persona uccisa nel cortile dell’avvocato Di Maria e dai suoi resti verrà prelevato un campione di Dna per confrontarlo con quello dei suoi discendenti. Un pezzo di storia che riemerge grazie all’indagine giudiziaria avviata dal Procuratore Aggiunto Antonio Ingroia a seguito di un esposto firmato dallo storico Giuseppe Casarrubea – figlio di uno dei tanti sindacalisti assassinati dalla banda Giulianodal 2 settembre del 1943 al 5 luglio del 1950 – e dal ricercatore Mario J. Cereghino. La richiesta dei due studiosi è partita dopo dieci anni di ricerche, soprattutto su un paio di filmati e una dozzina di fotografie che ritraevano il bandito con i suoi uomini. Immagini a confronto, quelle con Giuliano vivo e quelle altre con Giuliano morto, che hanno cominciato a far venire i primi sospetti agli storici e al professore Alberto Bellocco, docente di medicina legale all’Università Cattolica di Roma, che dopo avere esaminato gli scatti ha detto di avere seri dubbi che le foto possano essere attribuite allo stesso cadavere. Così è nata l’inchiesta giudiziaria sul cadavere del bandito di Montelepre e così i magistrati sono arrivati alla conclusione che bisogna aprire quella tomba. L’obiettivo è provare a capire cosa è accaduto più di mezzo secolo fa tra Castelvetrano e Montelepre, paese quest’ultimo che in quegli anni ha vissuto furori indipendentisti ma anche sofferto fame, torture e pianto morti. La storia di Salvatore Giuliano ruota attorno a misteri per contatti con pezzi grossi dell’arma e del Ministero dell’Interno, a patti indefinibili fra Stato e mafia e servizi americani. Chi ci sarà dentro quella tomba? I resti dell’uomo che lottava per “una Sicilia ai siciliani o ci sarà “il sosia di Altofonte”, quel ragazzo che gli somigliava tanto da sembrare un suo gemello? Il nipote di Salvatore Giuliano, Giuseppe Sciortino, figlio di Pasquale e Mariannina Giuliano, abita ancora a Montelepre dove ha un albergo – il Giuliano’s Castle – e allestito una casa museo in onore del celebre zio che nacque e visse tra quelle mura. Anche lui prenderà parte alle operazioni di riesumazione della salma assieme ad altri cugini diretti contattati dalla Procura in paese e rintracciati negli Usa. L’INTERVISTA NEL TG

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