MAFIA.NIENTE PERMESSI PREMIO PER GIOVANNI BRUSCA

Dopo numerosi permessi premio di cui ha goduto in questi anni in forza del suo ‘status’ di collaboratore di giustizia, Giovanni Brusca stavolta non potrà tornare ad abbracciare i suoi familiari. L’ufficio di sorveglianza di Roma ha rigettato l’ultima richiesta del boss di San Giuseppe Jato, tra gli esecutori della strage di Capaci e dell’efferato omicidio del piccolo Giuseppe Matteo, sciolto nell’acido, perché figlio del collaboratore di giustizia Santo di Matteo.
La Direzione nazionale antimafia ha dato parere negativo alla domanda di permesso premio avanzata da Brusca dopo che la procura di Palermo lo ha indagato, nelle scorse settimane, per riciclaggio e tentata estorsione aggravata.
Accusato di aver continuato a gestire beni sottratti alla confisca attraverso intestazioni a prestanome, Brusca è detenuto nel carcere romano di Rebibbia. Mentre perquisivano la casa della moglie, Rosaria Cristiano, alla ricerca del ‘tesorò di Brusca, i carabinieri hanno trovato 188 mila euro in contanti, giustificati dalla donna come risparmi di una vita. L’indagine è scaturita da una serie di intercettazioni effettuate dagli investigatori nell’ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia che hanno fatto emergere la disponibilità, da parte della famiglia Brusca, di beni che non sono ancora stati individuati. E’ lo stesso pentito ad ammetterlo in una lettera inviata a un prestanome, fotocopiata dagli inquirenti prima che arrivasse a destinazione: “Ho mentito spudoratamente”, questo quanto scritto dal collaboratore a proposito dei suoi beni.

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