BORGETTO. MAFIA: CONFERMATA CONDANNA A 4 ANNI PER BENNY VALENZA

Confermata, in appello, la condanna a quattro anni per il costruttore di Borgetto Benedetto Valenza, imputato di fittizia intestazione di beni. Secondo l’accusa, avrebbe intestato a un prestanome aziende di sua proprietà che non avrebbe potuto gestire in prima persona. Valenza, infatti, che ha subito la confisca dei beni, non può esercitare l’attività di imprenditore. Sconto di poco meno di un anno invece per Flora Camilli, madre di Valenza, anche lei imputata come prestanome: la condanna le è stata ridotta a un anno e dieci mesi. Salvatore Lo Bello imprenditore di Castelvetrano, infine, dovrà scontare due anni e sei mesi. La sentenza è della quarta sezione della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Rosario Luzio. In primo grado, sempre col rito abbreviato, che dà diritto a uno sconto di pena di un terzo, la decisione era stata del Gup Lorenzo Iannelli. Nel 2001 a Benny Valenza era stato confiscato un vero impero industriale: appezzamenti di terreno, beni immobili e mobili, cinque imprese di produzione del calcestruzzo e dell’edilizia tra le quali la Calcestruzzi del Golfo srl di Borgetto. Nonostante queste confische, Valenza era riuscito negli anni questi anni a ottenere il monopolio della produzione-fornitura di calcestruzzi e conglomerati bituminosi nella provincia di Trapani e nella parte occidentale della provincia di Palermo attraverso l’intestazione fittizia a prestanome.
Benny Valenza è indicato come figlio e nipote di vecchi esponenti mafiosi di Borgetto, collegati a loro volta con il clan del boss Gaetano Badalamenti. In passato era già stato arrestato per mafia e poi prosciolto. Nel giugno 2009 è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito di un’inchiesta sul “cemento depotenziato”. L’imprenditore avrebbe fornito ai clienti e soprattutto negli appalti pubblici calcestruzzo diluito con acqua o in quantità inferiori a quelle richieste. Ad ogni nuova fornitura, avrebbe ordinato ai suoi collaboratori di trasportare per i primi giorni il cemento previsto e successivamente, approfittando dei minori controlli da parte dei direttori dei lavori, lo avrebbe fatto diluire con acqua nelle betoniere o ne avrebbe fatto caricare quantità inferiori a quelle richieste e pagate.

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