ALCAMO. STRAGE CASERMETTA, «CONFESSIONI STRAPPATE CON LE TORTURE»

“Gli interrogatori non furono degni di uno Stato democratico”. Lo ha detto l’ex brigadiere dei carabinieri Renato Olino, deponendo ieri come teste dinanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria al processo di revisione a carico di Giuseppe Gullotta, uno dei condannati per la strage di Alcamo Marina del 26 gennaio 1976, in cui morirono, all’interno della casermetta dell’Arma, i carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Gullotta ha una condanna all’ergastolo passata in giudicato. L’ex sottufficiale ha detto che gli indagati furono sottoposti a una serie di torture (costretti, ad esempio, ad ingurgitare consistenti quantitativi di acqua e sale) per strappar loro una confessione. Il tutto, naturalmente, senza la presenza di difensori. In Cassazione pende ancor’oggi una richiesta di revisione per altri due imputati, all’epoca minorenni: Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli. E’ invece deceduto un quarto imputato: il bottaio di Partinico Giovanni Mandalà. Il presunto capobanda, invece, Giuseppe Vesco – a cui mancava una mano – fu trovato impiccato in una cella del carcere di Trapani nell’ottobre del 1976.

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