OMICIDIO RAPPA: NUOVA UDIENZA IN TRIBUNALE

Nuova udienza, nella seconda sezione penale del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, dell processo nei confronti delle cinque persone rinviate a giudizio per l’omicidio di Giuseppe Rappa, il bidello invalido ferito a colpi di bottiglia e a calci e pugni, durante la festa del paese a Giardinello e poi morto il 5 ottobre 2008 in un ospedale di Palermo, dopo 45 giorni di coma. Del delitto devono rispondere il consigliere comunale di Giardinello Vito Donato, 49 anni e i suoi parenti Carmelo, Simone e Giuseppe Donato, rispettivamente di 29, 25 e 55 anni, assieme a Francesco La Puma, 24 anni, originario di Partinico ma residente a Borgetto. I presunti assassini, tutti a piede libero, devono rispondere di omicidio volontario e rischiano l’ergastolo per l’aggravante dei futili motivi. Ieri mattina, in aula, i teste portati dal pm Carlo Lenzi e dai legali di parte civile, gli avvocati Tommaso De Lisi, Elvira Rusciano e Antonio Canto. Nel corso dell’udienza, sono state registrate delle contraddizioni nelle dichiarazioni rese dal figlio della vittima, Filippo Rappa e di sua moglie, Carola Maria Di Benedetto che, messi a confronto dal presidente della Corte Fabio Marino, a latere Roberta Serio, sono rimasti sulle loro posizioni già esternate quando interrogati separatamente. Filippo Rappa ha detto ai giudici della Corte d’Assise che il padre fu picchiato a morte dagli imputati, lei che non ha visto il pestaggio, o almeno, non tutto. “Ho visto mio padre che litigava – ha detto Filippo Rappa – e sono sceso dai gradoni per dargli aiuto. Sono stato a mia volta aggredito e picchiato. Lui fu colpito da una bottigliata in testa da Carmelo Donato e Filippo La Puma. Poi gli altri hanno continuato a clpirlo a calci e pungni mentre era a terra. “Anch’io sono stata spinta per terra – ha detto la moglie Carola Maria Di Benedetto – ma non visto mentre lo pestavano”. La vedova della vittima, Luisa Zagara, nel ricordare il marito, bidello allegro e istrionico che si vestiva da Babbo Natale per allietare le feste di fine anno dei bambini, si è più volte fermata, durante la sua deposizione, per il pianto. Quando è uscita dall’aula è svenuta cadendo per terra. Secondo la ricostruzione degli investigatori che ha portato al rinvio a giudizio degli imputati, la lite scoppiò per una fiera di beneficenza organizzata nell’ambito della festa patronale. Giuseppe Rappa sarebbe andato incontro alla morte per una lotteria truccata. Al campo sportivo di Giardinello, per la festa del Santissimo Crocifisso, la sera del 22 agosto, si stava svolgendo un sorteggio, in palio c’era un pony, che fu vinto dalla figlia del consigliere comunale Vito Donato. Ma l’estrazione secondo Rappa, era stata fatta di fretta e furia mentre ancora si vendevano i biglietti, e il risultato non lo convinceva proprio. Così espresse la sua opinione, che scatenò la furia dei cinque imputati. Giuseppe Rappa era un diversamente abile, per camminare si aiutava con le stampelle. La famiglia, moglie e tre figli, sin dall’inizio si è costituita parte civile al processo che continua.

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