OPERAZIONE TRILOGY, CC ALCAMO. VENDEVANO GIOIELLI FALSI UTILIZZANDO ANCHE L’IPNOSI, 13 ARRESTI

Tredici misure cautelari sono state eseguite nelle province di Palermo e Trapani, dai carabinieri della Compagnia di Alcamo, nei confronti di un’organizzazione specializzata in truffe ai danni di anziani e pensionati. Gli investigatori ritengono che gli indagati abbiano fatto ricorso a tecniche ipnotiche per indebolire le resistenze delle loro vittime e indurli anche ad acquistare falsi gioielli. Tra le misure eseguite nel corso dell’operazione “Trilogy”, 9 sono gli arresti e 4 gli obblighi di dimora. Tra i reati contestati quelli di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e sostituzione di persona. Oltre agli arresti, ordinati dal Gip del Tribunale di Trapani, Massimo Corleo, i militari hanno eseguito perquisizioni domiciliari e notificato alcuni avvisi di garanzia. Per i reati di associazione a delinquere, truffa e sostituzione di persona sono stati arrestati Filippo Genova 50 anni, Giuseppe Immesi 50 enne, Michele Incontrera 47 anni, i tre sono ritenuti i promotori e gli organizzatori delle truffe, con funzioni direttive dell’associazione a delinquere. Le manette sono scattate inoltre per Domenico Immesi 30 anni, Christian Volpe 31 anni, Giuseppe Costantino 42 enne, Antonio Grimaudo 46 anni, Giovanni Barone 55 enne, Francesco Arizzi 49enne Antonino Arizzi 27 anni, Gaetano Grillo 44 enne, Francesco Grisafi 26 anni ed Attilio Immesi 48 anni. Le indagini coordinate dai sostituti procuratori Vito Bertoni, Andrea Tarondo e Paola Biondolillo, hanno preso inizio il 24 ottobre 2008, quando i carabinieri di Castellamare del Golfo, nel corso di un servizio di controllo del territorio, avevano individuato persone sospette in paese, due delle quali alla vista dei militari, si erano dati alla fuga; il terzo soggetto fermato invece era proprio Filippo Genova, arrestato oggi nell’operazione Trilogy, che durante il controllo del 24 ottobre 2008 era stato trovato in possesso di una pila di cartoncini idonei a simulare una mazzetta di banconote, ma solo la prima banconota del mazzo era autentica. L’indagine ha permesso di emettere 26 procedimenti penali inizialmente contro ignoti aperti da diverse Procure della Sicilia e di scoprire oltre 30 truffe consumate nei comuni di Alcamo, Castellammare del Golfo, Partinico, Capaci, Trapani, Erice, Palermo e in diversi comuni delle due provincie ma anche dell’agrigentino e della Campania. Il valore complessivo della frode ammonta a circa 100.000 euro, con un taglio medio che oscillava tra i 1.000 ed i 5.000 euro a truffa. La costante attività investigativa dei carabinieri di Alcamo e Castellammare del Golfo, ha permesso così di individuare un gruppo di soggetti, residenti a Palermo e spesso imparentati tra loro ed alcuni dei quali anche pregiudicati, che avevano realizzato un ingegnoso metodo per truffare soprattutto gli anziani, di solito fermati per strada, a volte nei mercatini di paese, seguendo un collaudato schema operativo e spesso lo stesso modus operandi. Solitamente ad entrare in azione erano in tre. Tre delinquenti travestiti: c’era il marinaio straniero, ruolo affidato al più giovane dell’associazione criminale e rivestito dunque da Francesco Grisafi 26 anni, o Domenico Immesi 30 anni, oppure da Antonino Arizzi 27 enne, o da Christian Volpe 31 anni, poi c’era l’interprete linguistico spesso recitato da Filippo Genova 50 anni o da Giuseppe Immesi 50 enne ed infine il gioielliere, ruolo spesso ricoperto da Francesco Arizzi 49 anni o da Michele Incontrera 47 anni. Gli attori, adescavano quindi la vittima di turno, anziano o anziana di solito. Il marinaio straniero fermava lo sprovveduto facendogli credere di essere sbarcato da poco e di trovarsi in difficoltà nel rintracciare un indirizzo e chiedendo perciò informazioni ma in una lingua incomprensibile. A quel punto arrivava l’interprete linguistico, che simulando di comprendere il marinaio, traduceva alla vittima la richiesta di vendere delle pietre preziose. Poi fingeva di conoscere un orefice che avrebbe sicuramente aiutato il marinaio e dunque lo contattava. Arrivava perciò anche il finto gioielliere, che dopo aver spiegato all’anziano che si trattava di preziosi di ottima fattura, spariva. Il marinaio, l’interprete e la vittima restavano ad aspettarlo, ma ad un certo punto il finto uomo di mare farfugliava di perdere la nave e di dover andar via. Da qui la truffa: l’interprete propone al malcapitato di fare una società, mettere insieme il denaro ed acquistare le pietre preziose ad un prezzo conveniente e guadagnare rivendendole. La vittima allora si procura subito i soldi contanti, cifra che variava dai 1000 ai 5000 mila euro e li consegna all’interprete che di suo mostra allo sprovveduto delle banconote ma solo la prima del mazzo è vera. A quel punto, anche il finto interprete si allontana e lascia i preziosi falsi in mano all’improvvisato ed ignaro complice, dicendo di fidarsi. Insomma truffa fatta ed a volte anche avvalendosi dell’ipnosi; infatti spesso le vittime dopo l’incontro con i delinquenti versano in stato confusionale. I componenti dell’associazione a delinquere poi, avevano anche coniato un codice di comunicazione: col termine CONTRASTU si indicava la vittima della truffa, con la parola RUTTURA la truffa e con il vocabolo PARANZA si faceva riferimento alla singola squadra operativa; quest’ultimo termine non è stato scelto casualmente, poiché le singole bande esecutive, venivano volutamente equiparate alle barche da pesca che gettano le reti; quindi, in questo caso, nella rete gettata dai truffatori sarebbero cadute le loro vittime. Un sistema davvero fruttuoso, messo in atto sia in Sicilia sia in Campania e bloccato con l’operazione trilogy dai Carabinieri della Compagnia di Alcamo.

LE INTERVISTE NEL TG
AUGUSTO RUGGERI
Comandante CC della Compagnia Alcamo
GIOVANNI PIETRO BARBANO
Colonnello Carabinieri

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