BORGETTO. DELITTO LICARI, ERGASTOLO CONFERMATO PER BOMMARITO
Fu un orribile delitto, il seguito di un orribile sequestro. L’iter giudiziario è arrivato alla fine. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di Vincenzo Bommarito di Borgetto, uno dei due giovani coinvolti nel sequestro – aggravato dalla morte dell’ostaggio – del possidente agricolo di Partinico Pietro Licari. L’uomo, che aveva 70 anni, fu rapito il 13 gennaio 2007 e fu ritrovato cadavere in un pozzo nelle campagne di San Cipirello un mese dopo. Secondo l’accusa, Bommarito, 26 anni, e il complice, Giuseppe Lo Biondo, che all’epoca dei fatti aveva appena compiuto i 18 anni, tennero l’ostaggio in condizioni tali da provocarne la morte. Lo Biondo, che ha confessato e che è stato processato col rito abbreviato, ha avuto 13 anni e 4 mesi. Anche per lui la condanna è già definitiva. All’epoca dei fatti, gli investigatori, subito dopo la notizia del sequestro ipotizzarono che Pietro Licari potesse essere stato rapito da persone a lui vicine, che conoscevano le sue abitudini e sapevano la reale consistenza economica dell’uomo. E ipotizzarono anche che i rapitori potessero averlo ucciso per agire con più libertà nelle fasi dell’ottenimento del riscatto. In seguito al rapimento di Licari, la moglie che vive a Roma, aveva ricevuto una segnalazione anonima con una richiesta di riscatto. Proprio per questo vennero effettuate decine di battute nelle campagne del palermitano per cercare il possidente, ricerche che puntavano a soprattutto a pozzi d’acqua in disuso e a cave. La procura che aveva chiesto e ottenuto il blocco dei beni del possidente chiese poi al gip di sbloccare una somma di 300 mila euro, richiesta dai rapitori, per consentire un contatto tra i familiari del rapito e i sequestratori e magari uno scambio, ma Pietro Licari, mentre era in corso la trattativa era già morto di stenti: incatenato, senza acqua e senza cibo, ucciso dal delirio di onnipotenza di due balordi.