PROCESSO “OLD BRIDGE”. PENE CONFERMATE IN APPELLO
Quindici persone, imputate nell’ambito del processo Old Bridge, sono state condannate dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo presieduta dal giudice Rocco Camerata Scovazzo. Una sentenza che modifica parzialmente quanto stabilito il 3 febbraio del 2009 dal Gup Rachele Monfredi. In particolare oggi sono state ridotte le condanne di quattro imputati. Antonio Chiappara e Stefano Marino, che in primo grado erano stati condannati a 7 anni e 8 mesi, dovranno scontare adesso 5 anni e 10 mesi. Tommaso Lo Presti, per il quale è stata ricalcolata la pena sulla base della continuazione, dovrà scontare ancora 5 anni e 8 mesi. Per Giuseppe Brunettini, invece, la pena passa da 6 anni, 2 mesi e 20 giorni a 5 anni e 10 mesi. La sentenza emessa oggi dalla Terza Sezione ha riguardato reati come estorsioni e associazione mafiosa. Tra gli imputati, per i quali sono stati confermati in totale poco meno di ottant’anni di pena, vi sono affiliati ai clan di Porta Nuova, Brancaccio e Palermo Centro. Sei anni sono stati confermati a Giovanni Adelfio; quattro e sei mesi a Francesco Adelfio; sette anni e otto mesi, invece, per Nicola Di Salvo. Sei anni e mezzo, poi, a Lorenzo Di Fede, mentre dovrà scontare nove anni e otto mesi Maurizio Di Fede. Otto anni e sei mesi sono stati confermati a Giovanni De Simone, e quattro anni a Gaetano Savoca. Dovrà scontare tre anni, quindi, Andrea Adamo, mentre Carmelo Lupo, Giuseppe Savoca e Benedetto Graviano un anno e mezzo. La sentenza di oggi conferma, inoltre, i risarcimenti dei danni alle parti civili. Quarantamila euro andranno alla Provincia di Palermo, venticinquemila a Confcommercio e Confindustria Palermo. Addiopizzo, Sos Impresa, Solidaria, Federazione antiracket, Centro studi Pio La Torre avranno invece quindicimila euro ciascuno. Il processo Old Bridge aveva consentito agli inquirenti di far luce sui nuovi legami tra Cosa nostra palermitana e quella d’oltreoceano. Contatti che trovarono nuova linfa dopo la decisione di alcune famiglie mafiose siciliane, fuggite negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’80, di rientrare in Italia.