OPERAZIONE ARCHITETTO. INTERROGATI GLI ARRESTATI. ACCUSE SUL BUSINESS ECOMAFIA
Ha accettato di rispondere della contestazione del reato di fittizia intestazione dei beni dei boss Lo Piccolo, ma non ha parlato quando il gip gli ha chiesto chiarimenti sull’accusa di mafia. Un parziale silenzio quello dell’architetto Giuseppe Liga, ritenuto l’erede dei Lo Piccolo alla guida del mandamento di Tommaso Natale, che l’indagato ha giustificato con l’esigenza di prendere accurata visione della misura cautelare che ne ha disposto l’arresto. All’interrogatorio ha partecipato anche il pm Anna Maria Picozzi, una dei tre magistrati che ha condotto l’inchiesta sul nuovo capomafia palermitano. Si è, invece, avvalso della facoltà di non rispondere su tutti i reati contestati Giovanni Mannino l’ uomo d’onore di Torretta, considerato dagli investigatori il braccio destro di Liga. Mentre gli altri due arrestati, Agostino Carolo e Amedeo Sorvillo, accusati solo di fittizia intestazione dei beni, hanno in sostanza ammesso i loro legami con l’architetto rivelando di essersi intestati, dopo la stipula di una scrittura privata, quote della societa’ di costruzioni Euteco con sede a Carini, di cui Liga era titolare. Intanto arrivano altre accuse per l’Architetto, tra gli affari del successore dei boss Lo Piccolo, ci sarebbe il piano di lottizzazione allo Zen a Palermo, dove c’era la sua firma per costruire diciotto alloggi sociali, con delle “accelerazioni” sospette sulle procedure. Liga aveva poi avviato un business dell’ecomafia. Nell’intercettazioni si parla infatti delle discariche abusive di Cosa Nostra, dei rifiuti speciali sepolti nei terreni della società ora sequestrata, l’Euteco. Gli investigatori della Guardia di Finanza, sono in possesso anche di alcuni filmati realizzati il 10 giugno scorso. Nelle immagini si vede un escavatore che, sotto la supervisione di Liga, apre una buca per interrare dei sacchi neri. Non aveva paura l’architetto, ma i suoi soci un po’ si, avevano paura degli elicotteri, dei controlli.