OMICIDIO FRAGALA’. OGGI GLI ESAMI DEL RIS SUI VESTITI DELL’INDAGATO
C’e’ molta attesa oggi per gli esami dei Carabinieri del Ris di Messina sui vestiti e sugli oggetti sequestrati nei giorni scorsi dai Carabinieri al commerciante cinquantenne indagato per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragala’, ammazzato a colpi di bastone da uno sconosciuto. I Carabinieri del Reparto di investigazioni scientifiche analizzeranno, con un atto cosiddetto ‘irripetibile’, i reperti sequestrati, tra cui alcuni vestiti dell’uomo, un giubbotto nero, due caschi e un bastone di rattan, usato per le arti marziali. L’uomo, infatti, e’ un esperto di arti marziali. Il commerciante, era stato assistito in passato da Fragalà, perché era stato arrestato per detenzione illegale di un fucile ma avrebbe rimproverato al legale una cattiva difesa. L’avvocato avrebbe garantito all’uomo la scarcerazione, che poi non ci sarebbe stata. Il cliente avrebbe rimproverato alla vittima anche la richiesta di una parcella “esagerata”: 20 mila euro. Un processo di microcriminalità, dunque, estraneo a reati di mafia.
L’indagato, che ha trascorso un anno in cella, ha fornito un alibi sui suoi movimenti della sera del delitto che è stato confermato dalla convivente, ma che ora è all’analisi dei carabinieri. La sua foto è stata mostrata ai testimoni oculari dell’aggressione – tre persone a cui poi si è aggiunta una quarta – ma dal riconoscimento non sarebbero emerse indicazioni decisive anche perché il killer indossava un casco. L’indagato avrebbe una corporatura massiccia come quella che, secondo i testimoni, aveva l’assassino. Il cinquantenne è stato indagato per un atto dovuto, per consentirgli di nominare un difensore in attesa di un atto irripetibile che verrà svolto domani a Messina, ma non sarebbe l’unico su cui i carabinieri indirizzano l’attenzione. “La persona che ha ricevuto l’avviso – spiegano gli inquirenti – è una delle tante la cui posizione stiamo valutando, ma in questo caso il tipo di accertamento da eseguire imponeva l’avviso”.Il procuratore aggiunto, Maurizio Scalia, intanto ha sentito il figlio Massimiliano secondo cui “il killer era certamente un professionista: si capisce da come ha agito. Ora è importante acquisire subito tutte le prove, perché, altrimenti, c’è il rischio col passare del tempo che vengano disperse”.
Intanto avrebbero rotto il silenzio i boss dalle carceri, che hanno cominciato a parlare, non pubblicamente in aula, ma con gli avvocati, dicendo di essere estranei alla vicenda. “Noi non c’entriamo. Volete vedere che dobbiamo pagarla noi?”, e’ il commento affidato ad alcuni penalisti, in colloqui carcerari.