MAFIA. IL GICO CONFISCA PATRIMONIO DEL BOSS TANO BADALAMENTI

Confiscato dalla Guardia di Finanza di Palermo il patrimonio del boss mafioso Gaetano Badalamenti, che comprende beni immobili e aziende commerciali per un valore complessivo stimato in oltre 4 milioni e 200 mila euro. Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e’ stato eseguito dal Gico, Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata. Tano Badalamenti, capo incontrastato della famiglia di ‘Cinisi’ e mandante tra gli altri dell’omicidio del militante antimafia Peppino Impastato, assassinato il 9 maggio 1978, era stato coinvolto nelle principali inchieste del giudice Giovanni Falcone e colpito da ordini di cattura fin dal 1982. Il capomafia era tra i maggiori manovratori del traffico di droga svelato dall’indagine “Pizza Connection” tra la Sicilia e gli Stati Uniti, e in quel contesto Falcone, assieme a Paolo Borsellino e altri giudici del ‘pool’ antimafia di Palermo, aveva disposto il sequestro dei suoi beni. La confisca adesso eseguita colpisce 6 aziende commerciali e il relativo complesso dei beni, e 34 immobili tra terreni e appartamenti. Fu grazie alle indagini giudiziarie e alle dichiarazioni di alcuni storici pentiti di mafia e di collaboratori di giustizia di generazioni diverse e della più varia provenienza, che è stato possibile ricostruire la figura e l’attività criminale di don Tano: dalla sua ascesa ai vertici del potere mafioso all’improvviso declino, con la sua espulsione da “cosa nostra” e la fuga da Cinisi e dall’Italia, al vano tentativo di riconquistare il territorio e il potere perduti, strappandoli con la forza ai corleonesi. Badalamenti fu sempre membro degli organismi di vertice di cosa nostra: prima del cosiddetto Triumvirato, unitamente a Luciano Liggio (spesso sostituito da Salvatore Riina) e a Stefano Bontade; poi della Commissione Provinciale composta dai vari capi mandamento. Tano Badalamenti rimase sempre un mafioso vecchio stile, fedele alla regola dell’omertà, e durante la sua condanna di 45 anni negli Stati Uniti non diventò mai un pentito. Nel 2002, la corte italiana condannò Badalamenti all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato. Ma prima di giungere alla condanna, il caso di Impastato venne archiviato due volte, nel 1984 e nel 1992. Gaetano Badalamenti era afflitto da un tumore che aveva provocato gravi conseguenze renali e una epatite, morì per arresto cardiaco il 29 aprile 2004 all’età di 81 anni nel Centro medico federale di Devens nel Massachusetts. Tre anni dopo la morte, si è chiuso il procedimento iniziato nel 1982 per la confisca dei beni del Boss, passati totalmente allo stato. Tra questi beni, la casa dove visse a Cinisi, quella che distava 100 passi dall’abitazione di Peppino, nel corso principale del paese. Qualche mese fa l’immobile di don Tano è stato assegnato all’Associazione Peppino Impastato – Casa Memoria.

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