MAFIA. “MESSINA DENARO NASCOSE IL PICCOLO DI MATTEO”
I collaboratori di giustizia Vincenzo Sinacori e Pietro Romeo hanno ripercorso alcune fasi del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, ucciso dopo tre anni di prigionia. Per il delitto sono sotto processo, davanti alla seconda sezione della Corte d’Assise di Palermo, anche i capimafia Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano, il pentito Gaspare Spatuzza, Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e Salvatore Benigno. Tutti, secondo il pm Fernardo Asaro, che rappresenta l’accusa, gestirono le fasi del sequestro del ragazzino, avvenuto nel ’93. Sinacori ha riferito, in particolare, sul ruolo di Messina Denaro negli anni in cui Di Matteo rimase prigioniero dei mafiosi. Messina Denaro si sarebbe interessato di tenere nascosto il bambino in alcune zone del trapanese e in particolare a Valderice e in un luogo tra Tre Fontane e Campobello di Mazara. Inoltre, Messina Denaro ha detto a Sinacori che del sequestro se ne erano occupati i palermitani e in particolare Graviano. Uno degli imputati, Francesco Giuliano, ha contestato, durante dichiarazioni spontanee, alcuni passaggi del racconto di Sinacori. ”Lui si è pentito, come ha detto a Firenze nel processo per le stragi – ha sostenuto Giuliano – perché non voleva stare nel carcere di Pianosa. Ha sempre negato di conoscermi, adesso invece dice che sapeva chi ero. E’ una spudorata menzogna”.