ALCAMO. TRE ARRESTI E UNA DENUNCIA PER SPACCIO E SPENDITA DI BANCONOTE FALSE
Tre donne incensurate di Alcamo sono state arrestate dai carabinieri con l’accusa di spaccio di banconote false. Si tratta di Giacoma Tempesta, 50 anni, Loredana Milicia, 37 anni e Jenny Tempesta di 24 anni. Una quarta donna è stata denunciata a piede libero per spendita di danaro contraffatto. In poche ore, avrebbero cambiato oltre 400 euro, tutti in biglietti da venti, acquistando merce per un massimo di 3 euro. Fondamentale è stata la collaborazione dei commercianti truffati che hanno segnalato al personale del nucleo operativo e radiomobile gli episodi subiti. Dopo una serie di pedinamenti, i militari sono riusciti a cogliere in flagranza di reato Giacoma Tempesta e Loredana Milicia. Le due donne, erano appena uscite da un negozio di Viale Europa, dove avevano cercato di fare acquisti con biglietti falsi da 20 euro. Ad attenderle in macchina vi era una complice, sempre alcamese, che è stata denunciata a piede libero per concorso nel reato. Il “modus operandi” delle malviventi si sviluppava tramite l’acquisto di oggetti di scarso valore economico, effettuando il pagamento con banconote false per poi “incassare” il resto in moneta “pulita”. Condotte in caserma, le due donne fermate sono state trovate in possesso di tre banconote false, una delle quali celata negli indumenti intimi di una delle persone fermate. Immediatamente scattavano una serie di perquisizioni domiciliari finalizzate alla ricerca di altro denaro contraffatto o strumenti tecnici atti alla riproduzione e alla stampa dello stesso. Altre 11 banconote false, sempre del taglio di 20 euro, sono state rinvenute addosso di Jenny Buttafuoco, parente di Tempesta. Passai a setaccio i negozi alcamesi, i militari hanno scoperto che le donne finite in manette, riconosciute dagli stessi esercenti, avevano effettuato acquisti con i soldi falsi in ben 6 attività commerciali, utilizzando 16 banconote contraffatte sottoposte a sequestro. Tutte e tre le donne, si trovano al momento agli arresti domiciliari. Le indagini dei militari dell’Arma continuano per cercare di risalire all’organizzazione che ha rifornito le quattro persone indagate.