PROCESSO CARTHAGO. AL VIA L’UDIENZA PER IL RITO ABBREVIATO
E’ iniziata questa mattina, l’udienza per i 9 imputati che hanno scelto il rito abbreviato, nell’ambito del processo Carthago, l’operazione condotta dai Carabinieri che nel gennaio dello scorso anno portò in carcere 17 presunti mafiosi del mandamento di Borgetto e Partinico. Davanti la seconda sezione del Tribunale di Palermo presieduta dal Gip Lorenzo Matassa, sono comparsi stamani, il boss Nicolò Salto e il figlio Antonino, Giuseppe Bacarella e il fratello Gaspare, Andrea D’Arrigo, Salvatore La Puma, Francesco D’Amico e il figlio Giuseppe e Nunzio Tocco. L’udienza, rinviata al prossimo 15 marzo, è servita a calendarizzare i prossimi appuntamenti processuali.
La data fissata per il rinvio e il giorno dopo, sarà dedicato per sentire le accuse del Pubblico Ministero Francesco del Bene e le Parti Civili che si sono costituite, tra cui i Comuni di Borgetto e di Partinico, il primo difeso dall’avvocato Salvatore Palazzolo, sindaco di Cinisi, il secondo dal terrasinese Giacomo Palazzolo, la Provincia Regionale di Palermo e le associazioni antiracket presenti nel territorio.
Il 22, il 23 e il 25 marzo, invece, la parola sarà data alla difesa dei 9 imputati. La sentenza è attesa nella stessa data dell’ultima udienza fissata e cioè il 25 marzo.
E’ fissata invece per il prossimo 18 marzo, alle 9, l’udienza per gli altri 8 imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito orinario. Si tratta di Salvatore Corrao, Santo Musso, Pietro Brugnano, Giuseppe Giambrone, Francesco Nania, Alessandro Salto, Antonino Nania e il boss di Altofonte, l’ex latitante Domenico Raccuglia, catturato il 15 novembre scorso a Calatafimi. Quest’ultimo è ritenuto il supervisore del mandamento di Partinico e Borgetto, individuando di volta in volta gli uomini da considerare quali più affidabili per la gestione degli affari delle famiglie mafiose.
La documentazione in possesso della magistratura ricostruisce la guerra di mafia che si è combattuta tra Partinico e Borgetto, territorio che è a cavallo tra quelli che erano guidati dai boss Lo Piccolo, i quali, tentavano di espandersi nel trapanese, e quello in cui comanda attualmente il latitante Matteo Messina Denaro. Una faida che ha portato numerosi morti.