PARTINICO. SCOPERTA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO

Una truffa ai danni dello Stato per circa 700 mila euro e’ stata scoperta dalla Guardia di Finanza, che ha denunciato cinque persone tra Partinico e Balestrate, in provincia di Palermo, e ha sequestrato beni per un milione di euro con un provvedimento cautelare volto a coprire il danno della frode. Il sequestro riguarda uno stabilimento di Partinico al centro del raggiro, ideato secondo l’accusa da un imprenditore artigiano che aveva percepito contributi della legge 488 per un’attivita’ in effetti mai avviata. La mente della maxi-truffa è risultato essere un imprenditore artigiano di Partinico, B.A. che ha gonfiato le fatture delle spese di costruzione e corredo del suo impianto industriale, sito in contrada Margi, percependo rimborsi dallo Stato per costi mai sostenuti. L’uomo, con l’aiuto di altri imprenditori, avrebbe messo in piedi un giro di fatture false per simulare l’acquisto di macchinari destinati al suo stabilimento. Le stesse venivano saldate con assegni contraffatti, poi riscossi dallo stesso artigiano che li aveva emessi. Doveva essere uno stabilimento moderno con macchinari all’avanguardia nel settore dei prodotti plastici. Invece, aperte le porte del capannone per eseguire un normale controllo fiscale, i militari della guardia di finanza della compagnia di Partinico hanno scoperto macchinari inutilizzati in quanto la produzione non era mai stata avviata. Cinque persone sono state così denunciate per truffa all’autorità giudiziaria per avere organizzato, in concorso tra di loro, un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, false attestazioni e assegni bancari contraffatti, al fine di ottenere dallo Stato un finanziamento indebito di oltre 700 mila euro. L’inchiesta delle Fiamme Gialle, coordinata dal pm Ennio Petrigni, ha permesso di passare al setaccio numerosi conti correnti bancari e tutta la documentazione che era stata inviata al ministero per lo sviluppo economico in base alla Legge 488. La procura della Repubblica di Palermo, dopo aver sequestrato i conti correnti dell’imprenditore, non trovandovi la somma illecitamente percepita, ha disposto l’apposizione dei sigilli all’intero impianto industriale, applicando la nuova disciplina del sequestro.

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