MAFIA.
“Tutto l’apporto cartaceo e verbale che potrò dare – ha aggiunto Ciancimino entrando nel Palazzo di Giustizia per essere sentito dai magistrati della Procura etnea – lo darò sempre. Se è cambiato il clima nella lotta alla mafia? Me lo auguro, ma non posso diventare oggi nè moralizzatore nè interprete di logiche della mafia”.
Massimo Ciancimino non ha voluto rivelare i temi del suo interrogatorio da parte della Procura di Catania: “Non posso dire nulla – ha affermato – per rispetto delle persone che mi interrogano”.
L’incontro è durato diverse ore. Al centro del colloquio con il procuratore capo di Catania Vincenzo D’Agata e il sostituto Antonino Fanara i rapporti tra mafia e imprenditori. Secondo quanto si è appreso il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha risposto a tutte le domande dei magistrati ma non ha fornito documenti, riservandosi di produrli in futuro.
Il procuratore D’Agata si è limitato ad affermare che “quando Ciancimino parla di mafia e imprese dice sempre cose interessanti, ma che devono essere riscontrate”.