GIUDIZIARIA. SALVINO CAPUTO ASSOLTO DALL’ACCUSA DI FALSA TESTIMONIANZA
Il deputato regionale Salvino Caputo (Pdl) è stato assolto dal giudice monocratico Daniela Vascellaro dall’accusa di falsa testimonianza. Il politico, che è anche avvocato, aveva mentito testimoniando in una udienza del processo alle “talpe alla Dda” in cui era imputato, fra gli altri, l’ex presidente della regione, Totò Cuffaro. Caputo aveva negato di aver chiesto al difensore di uno degli indagati di non farlo rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Una circostanza che i magistrati avevano provato attraverso testimonianze e indagini. Adesso il giudice ha assolto il politico perché il fatto “non costituisce reato per esservi stato costretto dalla necessità di salvare se stesso da un grave inevitabile nocumento nella libertà e nell’onore”. Il Pm aveva chiesto la condanna a 7 anni. La procura ha già annunciato che ricorrerà in appello. Subito dopo l’arresto di Salvatore Aragona, uno dei co-indagati dell’allora presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, Caputo aveva contattato il difensore chiedendogli di non far rispondere il proprio cliente all’interrogatorio di garanzia. Un episodio che è stato poi escluso, durante un’udienza, dal politico, il quale è stato per questo motivo indagato per falsa testimonianza. Il dato processuale emerge dalle motivazioni della sentenza del tribunale con la quale è stato condannato per favoreggiamento Cuffaro. Caputo, avvocato, aveva detto al suo collega: “Tu assisti Aragona…, il Presidente gradirebbe che si avvalesse della facoltà di non rispondere”, facendo “un chiaro – scrivono i giudici – ed esplicito riferimento al presidente Cuffaro”. Caputo, dopo aver negato in aula la circostanza, è stato subito messo a confronto con il suo collega, e davanti ai giudici è “spesso apparso in difficoltà nel replicare alle stringenti, ferme e coerenti affermazioni dell’avvocato di Aragona”. Ieri Caputo è stato assolto dall’accusa di falsa testimonianza, perché secondo il giudice monocratico “è stato costretto dalla necessità di salvare se stesso”. Per il collegio del tribunale che ha condannato Cuffaro, questo atteggiamento “aveva irritato molto Aragona perché Caputo – scrivono i giudici – a dispetto delle sue campagne antimafia ampiamente pubblicizzate sui mezzi di comunicazione, si era prestato ad una tale indebita operazione”. I particolari nel tg.