MONTELEPRE. INAUGURATO MONUMENTO IN MEMORIA DEI CARABINIERI UCCISI NELLA LOTTA AL BANDITISMO
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Montelepre ha rievocato oggi una delle pagine più misteriose, ma anche sanguinarie, della storia italiana. A 59 anni dalla morte di Salvatore Giuliano, la cui fine ha celato molti segreti e fatto emergere poche e contrastanti verità, il paese, consapevole del passato ha dedicato oggi un monumento alle vittime del banditismo. Una statua in bronzo, realizzata dallo scultore corleonese Biagio Governali, che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giacomo Tinervia ha fatto installare nel prospetto del centro sociale Don Castrenze Di Bella per ricordare le 149 le vittime del banditismo in Sicilia, tra cui 86 militari. Al bandito Salvatore Giuliano e ai suoi uomini, la storia addebita anche 172 tentativi di omicidio (142 di militari e 30 di civili), 46 sequestri di persone e tre stragi, tra cui quella di Portella della Ginestra, dove morirono 11 persone e 27 rimasero ferite. A scoprire l’opera scultorea il Presidente della Camera Gianfranco Fini, accolto prima in Piazza Ventimiglia con la musica della fanfara del XII battaglione Sicilia. Alla cerimonia, oltre ad alcuni parenti delle vittime, hanno partecipato ufficiali dell’esercito, della guardia di finanza e dell’arma, tra cui il generale Stefano Orlando comandante interregionale dei carabinieri ed il prefetto di Palermo Giancarlo Trevisone. Durante il suo intervento, Gianfranco Fini, nel commemorare le vittime del banditismo, complimentandosi con la cittadinanza di Montelepre per questa giornata di riscatto sociale, ha ricordato a tutti che lo Stato è nell’azione di ognuno di noi e che oggi, come ieri il banditismo, la mafia è al pari di una dittatura che può togliere la vita, la libertà, e può cancellare la dignità delle persone e dei popoli. Come si fa contro le dittature, bisogna ribellarsi contro la mafia”. Fini ha aggiunto che “contro le dittature si usano le armi, contro la mafia le ‘armi’ sono la legalità e il rispetto delle leggi”.