MAFIA. INGROIA: “CATTUREREMO MATTEO MESSINA DENARO”
<!– @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } –>
“Non ci sono elementi per ritenere che Matteo Messina Denaro sia l’attuale capo di Cosa nostra. A Palermo la mafia sta vivendo un periodo di transizione dopo l’arresto di Salvatore Lo Piccolo, con l’ascesa di boss emergenti come Gianni Nicchi e Mimmo Raccuglia, ma in questa fase storica, con i numerosi arresti perpetrati dalla magistratura, si puo’ affermare che non vi sia un capo assoluto dell’organizzazione mafiosa”. A dichiararlo Antonino Ingroia, sostituto procuratore di Palermo, durante la conferenza sul ruolo della mafia trapanese nelle vicende siciliane tenutasi nell’Aula Magna del Liceo classico “G.Pantaleo” di Castelvetrano, in provincia di Trapani, nell’ambito del Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre.
“Il boss trapanese – continua Ingroia – e’ l’ultimo latitante del gruppo dei fedelissimi di Toto’ Riina, responsabile del periodo delle stragi, in particolare quelle del ’93 a Firenze, Roma e Milano. Se in futuro sara’ in grado di diventare capo di Cosa nostra? Io credo che riusciremo ad arrestarlo prima che cio’ avvenga”.
Nel corso della mattinata e’ stata ripercorsa la storia della mafia trapanese. “Il principale problema di questo territorio – sostiene Ingoia – e’ che qui non si e’ mai sviluppato un vero movimento antimafia, per questo molti uomini dello Stato si sono trovati a combattere da soli esponendosi al piombo della mafia”. “Come in un laboratorio – aggiunge il giornalista Vincenzo Vasile – i boss trapanesi sono riusciti a eliminare tutti i germi negativi, come l’informazione, e sono riusciti a sviluppare i propri traffici grazie ai legami stretti con politica e pubblica amministrazione e ai rapporti diretti con la mafia italo-americana”. Per le sue caratteristiche, riferi’ il pentito Giuffre’, Riina defini’ Trapani come lo “zoccolo duro della mafia”, additandola a esempio. “La mafia trapanese ha avuto un ruolo fondamentale e negativo nel secondo dopoguerra, che a Castelvetrano si apre con l’uccisione di Salvatore Giuliano – spiega Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre – I rapporti con la mafia americana, e il ruolo nei traffici illeciti, nel contrabbando e nella droga, rendono lo studio dell’attivita’ mafiosa di questa zona un elemento fondamentale per approfondire la conoscenza del fenomeno mafioso siciliano”.