CARINI. PROCESSO RACKET ED ESTORSIONI. DUE RINVII A GIUDIZIO. IL COMUNE NON SI COSTITUISCE ANCORA PARTE CIVILE ED E’ POLEMICA.
<!– @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } –>
Si e’ conclusa con il rinvio a giudizio di due imputati l’udienza preliminare che si e’ svolta ieri al Tribunale di Palermo nell’ambito del processo per il racket delle estorsioni nella zona industriale di Carini, nel Palermitano. Altri 4 imputati hanno scelto, invece, di essere giudicati con il rito abbreviato. I restanti 6 imputati verranno giudicati da un altro gup perche’ le loro posizioni sono state stralciate dal processo principale. Il giudice per le udienze preliminari Daniela Troya, dopo una breve camera di consiglio, ha rinviato a giudizio Girolamo Cangialosi e Giuseppe Sgroi. La prima udienza del processo si terra’ il 20 luglio i davanti ai giudici della V Sezione penale del Tribunale; il prossimo 18 marzo verranno invece esaminate dal gup Troya le posizioni dei 4 imputati che hanno deciso l’abbreviato. Nel corso dell’udienza preliminare di ieri tre imprenditori, vittime del racket, si sono costituiti parte civile, cosi’ come 10 associzioni antiracket. Le parti civili ammesse sono: Addio Pizzo, Confcommercio, Sos Impresa, Provincia di Palermo, Confindustria Sicilia e Palermo, la Federazione Antiracket Italiana, il Consorzio Asi di Carini, il Centro Pio La Torre e l’Associazione Solidaria. Vanno giudicati con il rito abbreviato: Tommaso Cangemi, Ferdinando detto ‘Freddi’ Gallina, Giuseppe Pecoraro e il pentito di mafia Gaspare Pulizzi. Gli altri 6 per i quali e’ stata stralciata la posizione sono: Giulio Covello, Calogero Passalacqua, Giuseppe Passalacqua e Angelo, Antonino e Vincenzo Pipitone. E sul procedimento giudiziario intervengono il deputato regionale del Pdl Salvino Caputo e il consigliere comunale di opposizione di Carini Francesco Monterosso. Entrambi definiscono atto gravissimo il fatto che il Comune di Carini non si sia costituito parte civile al processo in cui gli imprenditori denunciano gli estortori legati alla famiglia mafiosa locale. Il Comune di Carini – scrivono Caputo e Monterosso – dovrebbe essere a fianco degli imprenditori che hanno subito le estorsioni ed hanno dimostrato grande coraggio e senso civico contro le cosche mafiose. L’indifferenza dell’Amministrazione Comunale – concludono Caputo e Monterosso – ha il forte e grave significato di un isolamento degli imprenditori che si sono dichiarati contro Cosa Nostra”. Il sindaco di Carini Gaetano La Fata sottolinea che l’Ufficio Legale del Comune non ha avuto notificato alcun atto riguardante la questione e quindi non era a conoscenza del procedimento. Solo ieri, dalla stampa – prosegue La Fata – abbiamo appreso dell’udienza preliminare e delle altre decisioni dei giudici sulla vicenda e non è stato possibile predisporre alcun atto di costituzione in quanto l’ unico legale in servizio al Comune, si trova attualmente in ferie fuori dalla Sicilia. Il Comune di Carini – scrive ancora in una nota il primo cittadino – è già costituito parte civile in altri processi che riguardano reati di mafia e personalmente ho dato direttive all’Ufficio Legale di costituirsi ogni qualvolta si verificassero altri reati di questo tipo. Infatti, molti degli imputati di questo processo, sono coinvolti in altri procedimenti penali per i quali il Comune di Carini è già costituito parte civile. Come al solito – aggiunge La Fata – l’On. Caputo quando parla del mio comune, si affida sempre al detrattore di turno, in questo caso il Consigliere Francesco Monterosso, senza informarsi minimamente come stiano effettivamente le cose. Ho avuto modo di conoscere personalmente alcuni degli imprenditori che hanno subito il racket delle estorsioni e li abbiamo coinvolti anche in alcune manifestazioni che il Comune di Carini ha organizzato a favore dell’imprenditoria locale. Non abbiamo quindi alcun problema a costituirci parte civile in tale processo e sicuramente lo faremo nei prossimi giorni quando il nostro legale rientrerà in servizio.